Ha suscitato scalpore l’abbattimento a Roma nei giorni scorsi, in un parco giochi in piena area urbana, di un esemplare di cinghiale e dei suoi sei cuccioli da parte della Polizia provinciale capitolina. Il fatto è avvenuto dopo mesi di continue segnalazioni di inurbamento di specie un tempo selvatiche e molto timorose dell’uomo. L’allarme è duplice. Da un lato, continuiamo a sottrarre spazio alla natura ed alla fauna; dall’altro la vicinanza fra animali senza più timore dell’uomo e la popolazione può portare ad incidenti gravi. Insomma, è venuto il momento di ripensare non soltanto alle esigenze delle città, ma anche – e soprattutto – dell’ambiente che le circonda: un ambiente che non osserviamo, non curiamo (la prova sta nella crescita esponenziale del bosco in Italia dovuta all’abbandono di aree agricole, senza una programmazione mettendo a grave rischio anche le specie vegetali autoctone) e men che mai proteggiamo. Il lockdown di primavera ha creato poi nella fauna selvatica l’impressione erronea che quel primate odioso che ha occupato il suo spazio sia finalmente andato fuori dalle scatole lasciando un immenso playground per la ricerca di cibo.
Alberto Franchi, conosciutissimo veterinario veronese, ha colto anche questi cambiamenti nello scrivere il suo nuovo romanzo – “La saga di Diana e Wolfgang” – dove si raccontano le vicissitudini di una cagnolina abbandonata in Lessinia che, per sopravvivere, si unisce a un branco di lupi con a capo Wolfgang. I lupi della Lessinia – nella realtà – dopo aver trovato un areale ideale sono oggi nel mirino di bracconieri, cacciatori ed allevatori preoccupati. Franchi descrive nel dettaglio la vita del lupo, lungo tutto il suo cursus honorum: da membro del branco a leader. E spiega le poche, semplici, ma molto efficaci regole del “branco di lupi”: una vera e propria comunità, regolata da una salda e chiara gerarchia, basata sull’unione, la disciplina, il valore di ogni singolo gregario all’interno del branco dove tutti sono essenziali alla sopravvivenza del gruppo.
E a differenza del cane domestico, che ha perso da tempo il valore del cibo e della predazione, il lupo rispetta una propria “etica naturale”, un codice comportamentale evoluto nei secoli, appreso per imitazione, che seppur predando mira anche alla conservazione del patrimonio del territorio, permettendo a tutte le specie di trovare un proprio spazio e di tentare con buone chance l’avventura della vita. Un lupo che quindi non spreca, che rispetta a suo modo l’ambiente e che sostiene Franchi rispetta pure l’uomo, che teme e – se può – non attacca.
Prima di una campagna di abbattimento indiscriminato di una specie che potrebbe invece aiutarci a controllare lo sviluppo di altre specie la cui sovrappopolazione è un problema altrettanto grave, forse l’uomo dovrebbe provare a studiare strategie di convivenza e di contenimento diverse. Soprattutto nella nostra bellissima Lessinia. Una lettura utilissima, quella del nuovo libro di Alberto Franchi, per ricordarci che, dopo tutto, non siamo soli su questa Terra e che il nostro diritto a vivere non è inferiore o diverso da quello delle altre specie del Creato. Il libro di Franchi, uscito con la casa Editrice Vividolomiti, è distribuito in tutte le librerie a livello nazionale, così come gli altri tre titoli, pubblicati con la casa editrice Gabrielli.