(di Stefano Tenedini) Il dialogo eurasiatico – tra Europa e Russia da una parte e gli Stati Uniti dall’altra – ha radici ormai storiche che forse possono indicarci dove andremo nel futuro. E se questa tessitura prosegue nonostante il costante scambio di bordate propagandistiche da tutte le parti, significa che potrebbe essere alle porte, una volta superato lo scoglio della pandemia e le inevitabili tensioni elettorali, un nuovo periodo di collaborazione basato in primo luogo su economia e commercio. Lo ha detto Simone Crolla, consigliere delegato di Amcham Italy (la Camera di Commercio Americana in Italia) durante la tavola rotonda “Crisi economica strutturale e pandemia: ricerca di un nuovo ordine geopolitico ed economico-sociale tra Europa, Eurasia, Usa e Cina” al Forum Eurasiatico di Verona. «Bisogna restare saldamente ancorati al blocco transatlantico perché le difficoltà politiche di dialogo con la Russia, come le sanzioni ovviamente confermano, permangono e vanno rispettate anche se il mondo del business, ovviamente, vorrebbe che prima o poi venissero superate» questa la premessa di Crolla.
Del resto, le relazioni diplomatiche e gli accordi commerciali Usa-Russia risalgono a inizio Ottocento, poi dopo l’acquisto dell’Alaska vi furono scambi di tecnologie e frequenti visite reciproche. Dopo la prima guerra mondiale gli Stati Uniti inviarono aiuti alla Russia come sostegno per la carestia, e dopo la rivoluzione bolscevica Roosevelt riconobbe l’Unione Sovietica. Un rispetto a distanza fino agli anni Cinquanta, quando l’Urss aprì con lo Sputnik la corsa allo spazio. I fondamenti dell’amicizia e della cooperazione Stati Uniti-Russia, ha quindi spiegato Crolla, sono molto profondi, e anche se in questo momento sono in una fase di stallo hanno sempre seguito i cicli della storia.
Ma i rapporti del passato sono una base per costruire quelli futura, anche nell’economia e nelle innovazioni: uno dei fondatori di Google, Sergei Brin, proprio grazie all’accoglienza e alla formazione che ha ricevuto negli Stati Uniti ha poi contribuito a digitalizzare la società attuale. Così come prima di lui aveva fatto Igor Sikorsky, l’inventore degli elicotteri, emigrato dalla Russia agli Stati Uniti negli anni Trenta. E adesso, tornando all’attualità, ha precisato Crolla, bisogna per forza di cose riprendere il dialogo e andare oltre le tensioni politiche che sono cicliche, mentre il business è stabile: ora ci sono molti investimenti americani in Russia, con oltre mille aziende degli Stati Uniti che vi operano nonostante le sanzioni che comunque rallentano l’interscambio e l’attrattività. La stessa cosa vale per la Cina, dove le prospettive economiche sono molto forti, tanto che le imprese di tutto il mondo non vogliono perdere le occasioni di crescita in Estremo Oriente.
Qualche dato mostra chiaramente i “giocatori” al tavolo globale. Il Pil americano e quello dei Paesi europei costituiscono ancora il blocco economico principale, che però non appare ancora unito a causa di una visione asimmetrica delle nuove prospettive. Insieme alla solida Cina nel quadro di sviluppo è ben presente anche la Russia, che per gli investitori americani ha delle potenzialità che vanno fatte crescere. Le previsioni per il 2021 sono di un rimbalzo, del quale però ancora non sappiamo la traiettoria, ma per quanto riguarda la Russia il sentiment condiviso è, secondo in consigliere delegato di Amcham, di un elevato sviluppo potenziale. Le tensioni politiche tra Usa e Russia in ogni caso non sembrano essere un ostacolo per il mantenimento di una auspicata prospettiva di crescita della collaborazione economica. La stessa cosa si potrebbe dire per i rapporti Usa-Cina, dove semmai l’ostacolo è rappresentato da un elevato squilibrio tra le esportazioni cinesi e la capacità degli altri Paesi di penetrare il mercato di Pechino.
Infine restano sul tappeto due grandi argomenti in discussione sullo scenario del commercio internazionale. Da un lato il TTIP, il trattato di liberalizzazione trans-atlantico congegnato per il blocco occidentale: ma il progetto è in fase di stallo per le divergenze tra Stati Uniti e Unione Europea, mentre permetterebbe, se implementato, di definire regole condivise con i principali attori del commercio mondiale. Sul lato orientale dello scacchiere globale c’è un’analoga ipotesi di alleanza economico-commerciale e geopolitica, il RCEP, tra i principali paesi dell’Asean e alcuni invitati, tra i quali ovviamente la Cina. La Russia non è coinvolta direttamente ma è un osservatore interessato. Questo lo scenario che si va delineando, e la fotografia di oggi, ha concluso Simone Crolla, vede per ora ancora una preminenza del blocco occidentale, che però resta diviso. Nonostante tutto tra Stati Uniti e Russia il dialogo rimane vivo, con alcuni segnali confortanti: un punto di partenza per ricostruire una crescita comune.