In testa all’agenda della politica veronese c’è il rimpasto della giunta di Palazzo Barbieri e a cascata la nomina dei rappresentanti del comune nelle varie aziende partecipate. Un lavoro non da poco per la maggioranza che fa capo a Federico Sboarina. C’è un problema di fondo, un tema che va chiarito e che altrimenti rischia di paralizzare questa fase che spianerebbe la strada alla conclusione dell’amministrazione fissata per il 2022. E’ il criterio con il quale vengono distribuite le cariche.

Il 2017, come afferma più di qualche esponente dei partiti e dei gruppi che costituiscono la coalizione, è ormai lontano. Sono passati tre anni, che in politica equivalgono ad un’era geologica. E da allora di cose ne sono cambiata tante, troppe per continuare a ragionare con le stesse sigle e distribuire le nomine secondo dei pesi politici che non corrispondono più alla realtà. Allora, per esempio, c’era Verona Pulita, la lista di Michele Croce che aveva preso il 5% e che aveva ottenuto nientemeno che la presidenza dell’Agsm ed un assessorato. Oggi non c’è più. Croce è stato destituito. Il suo assessore, Edi Maria Neri, è passata alla Lega. Il suo consigliere è passato in FdI. E allora come la mettiamo? Se il criterio è quello del 2017 al tavolo delle trattative dovrebbe sedere anche Croce.

Esponenti di Battiti, come l’assessore Padovani e lo stesso Daniele Polato, oggi consigliere regionale che ha 60 giorni per trasferirsi a Venezia, sono passati in Fratelli d’Italia, e così la consigliera Adami, e nella realtà FdI è passato dal 3 al 17%. Lo si vuole ignorare questo dato?

Nel frattempo Forza Italia è sparita e, stando alle ultime regionali, ha nel tosiano Bozza il suo massimo esponente essendo diventato consigliere regionale. Che si fa? Si fa entrare Tosi in maggioranza? E’ pensabile ignorare questi dati e continuare a distribuire deleghe e nomine secondo una realtà e delle proporzioni che non esistono più? E’ questo il nodo fondamentale che il centrodestra veronese deve sciogliere .