58 anni fa, il 20 ottobre del 1962, Verona si trovò in prima linea, un fronte interno animato dai terroristi indipendenti del Sud Tirolo che collocarono una bomba al deposito bagagli della Stazione FS di Porta Nuova. A ricordare questa tragica vicenda .- che causò un morto, Gaspare Erzen, e diversi feriti – è stato “Il Primato Nazionale” in un articolo a firma di Eriprando della Torre di Valsassina. Una storia dimenticata che riportiamo nei suoi tratti più importanti per la nostra città:
«I terroristi legati a Norbert Burger, capofila della cellula bavarese del Bas, il 19 ottobre del 1962 varcarono il confine italiano per compiere una scorreria al tritolo. Il gruppo si recò prima a Verona dove depositò presso il deposito bagagli della stazione ferroviaria una valigia imbottita con 10 kg di dinamite e bottiglie di miscela d’olio e benzina, il tutto collegato con un detonatore innescato a orologeria. Dopo di che, i terroristi rimontarono in macchina e partirono per Trento, dove, verso le 20, ripeterono la stessa operazione presso il deposito delle valigie della stazione della città del Concilio, lasciando una borsa con 5 kg di tritolo e 5 litri di oli e benzina mescolati assieme. Non soddisfatti tornarono a Bolzano e, intorno alle 22, appoggiarono una bomba a tempo, contenuta in una borsa di pelle e composta da 8 kg di esplosivo, a un muro dell’Istituito Tecnico Industriale “Galileo Galilei”. L’ordigno depositato alla stazione scaligera, deflagrò alle 14.32 del 20 ottobre, cioè in pieno giorno. I delinquenti volevano dunque essere certi di fare scorrere molto sangue. Così fu. La spaventosa esplosione devastò lo scalo ferroviario e dilaniò, uccidendolo, Gaspare Erzen, un lavoratore dipendente della ditta dei lavori di facchinaggio. Oltre alla vittima, l’attentato causò il ferimento di altre 19 persone, delle quali tre furono ricoverate con prognosi riservata. Il bilancio però avrebbe potuto essere molto più grave. Infatti, la deflagrazione distrusse completamente l’intero ambiente con tutte le valigie in esso contenute, le pareti rimasero gravemente lesionate e gli scaffali in acciaio furono piegati come fuscelli. Dopo il boato, scoppiò un incendio e il fuoco si propagò velocemente in tutte le direzioni, mentre alte colonne di fumo rendevano l’aria irrespirabile. I vetri di tutti i locali, anche se posti a decine di metri dal punto dello scoppio, andarono i frantumi e furono scagliati dappertutto. Un’autovettura “Alfa Romeo 1900”, posteggiata all’esterno del deposito bagagli, fu scagliata a 20 metri di distanza. Persino una casa distante oltre 300 metri dal luogo dell’attentato tremò come scossa da un terremoto».
Altri attentati coinvolsero la rete infrastrutturale in Alto Adige con tantissimi militari che dalla Casera Duca di Verona furono inviati con compiti di guardia alle installazioni idroelettriche in supporto alle truppe alpine.