Per chi non lo sa il “manuale Cencelli” è uno strumento della Prima Repubblica ideato dal democristiano Massimiliano Cencelli per rendere più agevole la spartizione delle posizioni da assegnare ai partiti nelle trattative ad ogni livello. Ha funzionato per decenni e funziona ancora. A ciascun partito viene assegnato un punteggio in base ai voti ottenuti. Le posizioni da assegnare vengono valutate a punti e la loro distribuzione avviene in proporzione, fino a che i partecipanti alla trattativa hanno consumato il loro punteggio. Più voti ha un partito, maggiori saranno le posizioni che andrà ad occupare. Un metodo equo e democratico accettato da tutti.
E veniamo ai giorni nostri. Le regionali hanno mutato il quadro politico anche a Verona. Le proporzioni del 2017 sono cambiate. L’assessore Polato, eletto in Regione, dev’essere sostituito. E Sboarina deve anche nominare i nuovi presidenti di Agsm, di Amt e di Verona Mercato con i rispettivi cda. Siamo al rimpasto. E qui viene il bello.
Sono cambiati i rapporti fra i soggetti che avevano fondato della coalizione del 2017: Battiti, Verona Domani, Lega e Fratelli d’Italia cui s’era aggiunta Verona Pulita. Michele Croce è uscito dalla coalizione e diversi fra consiglieri e assessori hanno cambiato casacca. L’assessore Padovani, per esempio, eletto in Battiti, ha aderito a FdI. Polato, eletto in Forza Italia, ma in realtà di Battiti, è passato in FdI. La Neri, di Verona Pulita, è ora assessore della Lega e così Rando, che era di Verona Domani, mentre la Briani, di Verona Domani ora è di Battiti. Un bel casino. Che si riproduce anche in Consiglio dove, per esempio FdI, che inizialmente aveva due consiglieri, Ferrari e Maschio, ora ne ha quattro e così via. E’ quindi evidente che per applicare il manuale Cencelli andrà prima ridisegnato lo schema dei rapporti di forza fra i gruppi secondo il loro peso attuale, non quello di tre anni fa. Altrimenti sarà impossibile ottenere una stabilità da qui al 2022.