“Se in questo momento fossi a capo del Comitato scientifico farei probabilmente tre cose: chiederei l’accesso incondizionato a tutti i dati di mobilità degli italiani, ma anche di comportamenti e di densità di popolazione per capire dove sono le zone più a rischio”. Poi “farei una mappa del rischio e chiaramente chiuderei queste zone o mi affiderei a mezzi di contrasto per queste zone”. Questo “permetterebbe di guadagnare un po’ di tempo per creare un sistema di sorveglianza attiva e tutto il sistema di traduzione dell’informazione in azione che mi permetterebbe, una volta che i casi si abbassano, di resettare tutto, un contenimento di 3-4 settimane, per poi dare modo agli strumenti di sorveglianza attiva, compresa Immuni, di tenere i casi bassi”. Il virologo Andrea Crisanti questa mattina, intervistato da Paolo Possamai, direttore dei quotidiani Gedi, nell’evento “Come il digitale ha contrastato il Covid. E adesso come combatterlo?” ha parlato di digitale e pandemia, toccando anche numerosi temi di attualità. Per Crisanti, “non ha senso fare dei Lockdown stringenti se poi alla fine non troviamo un sistema per consolidare i risultati. Non possiamo permetterci questi alti e bassi indefinitivamente”.
Crisanti ha parlato dell’importanza dei giganti del web in questa fase: ““De Luca pensa alla Campania ma la Lombardia non sta meglio, il Veneto nemmeno perché ha quasi la metà dei casi della Lombardia ma anche metà della sua popolazione. Il problema anche qui è che non esiste una metrica oggettiva – ha spiegato – che possa dire questa situazione è in pericolo e quest’altra no, perché fondamentalmente non abbiamo le informazioni e purtroppo sono depositate nel cuore pulsante dei giganti del web”.
Crisanti ha anche affermato di aver consegnato al Governo un documento a fine agosto in cui dava le linee per uscire dalla crisi nella quale si stava affacciando l’Italia: “Non sono stato ascoltato – ha aggiunto – non servono tamponi a tappeto, servono tamponi che consentano di bloccare i positivi e fermare la catena dei contagi. È per questo che ne servono di più, potenzialmente erano attività che costavano poco”. “Senza sapere come si muove il virus un Lockdown ora è utile solo a bloccare la situazione – ha concluso – ma poi ne sarà necessario un terzo, un quarto, quello che serve sono le informazioni e i tracciamenti, altrimenti continueremo a navigare in un mare in tempesta senza approdare mai da nessuna parte”.