Focus sulla moria del kiwi nel Veronese durante l’audizione online davanti alla 9° Commissione Agricoltura al Senato della Repubblica. Il responsabile del settore ortofrutta di Coldiretti Verona, Giorgio Girardi, (nella foto durante l’audizione) ha parlato ieri della problematica che dal 2012 a oggi ha portato nella provincia veronese a una diminuzione del 60% della superficie coltivata a kiwi pari a 1700 ettari, con una perdita di 42.500 tonnellate di prodotto per un valore di circa 34milioni di euro, senza contare l’indotto per cui si arriva a un danno di circa 85milioni di euro a carico del sistema produttivo e commerciale veronese. La questione è diventata nazionale già da settembre quando il Mipaaf, Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ha annunciato di istituire uno specifico gruppo di lavoro tecnico-scientifico per coordinare le attività di ricerca, definire le linee guida per la gestione della moria del kiwi, sulla base dei risultati emersi dalle attività di indagine tenutosi sui territori colpiti, e verificare le condizioni per individuare eventuali interventi mirati sul settore.
La moria del kiwi nella provincia di Verona si è concentrata nella zona storica vocata al frutto nell’ovest veronese. In quel territorio, su un terreno privato di un’azienda agricola a Palazzolo di Sona, ha evidenziato Girardi durante l’audizione, nel 2015 su iniziativa della Camera di Commercio di Verona, dei Comuni di Sommacampagna, Villafranca, Valeggio sul Mincio, Sona ed altri enti tra cui la Regione Veneto è nata una sperimentazione agronomica a cura del Centro Studi Agrea e dei tecnici del Crea per individuare possibili strategie di contrasto alla moria del kiwi. Il progetto, che è in una fase di stallo, ha bisogno di finanziamento per approfondire le cause delle problematiche della moria che sono ancora in parte sconosciute.
“Parallelamente all’intensificarsi del fenomeno della moria a Verona – ha sottolineato Girardi – alcune aziende vivaistiche private hanno importato dalla Nuova Zelanda e sperimentato nei loro vivai alcuni nuovi portainnesti Le caratteristiche di questi nuovi portainnesti sono una maggior resistenza a terreni pesanti, una minor vigoria, un apparato radicale che si sviluppa in profondità, una maggior resistenza agli stress idrici. Tali sperimentazioni andrebbero sviluppate in centri pubblici per verificare l’adattabilità, la produttività con risposte tecniche ed agronomiche nei vari areali veneti e nazionali”.
“I cambiamenti climatici in atto, che hanno determinato una variazione della piovosità, sia in termini di frequenza che di intensità, e una visibile variazione delle temperature con conseguente influenza sull’evapotraspirazione e maggior richiesta idrica delle piante, ha compromesso l’apparato radicale della pianta in alcune zone della provincia di Verona anche per la forte richiesta idrica nel caldo periodo estivo, provocando un collasso delle piante denominato moria del kiwi”, ha precisato Girardi che ha aggiunto “con questa iniziativa, auspichiamo che il gruppo di lavoro esistente a livello territoriale con le sperimentazioni in atto nelle varie regioni colpite, porti alla creazione di un apposito programma di ricerca nazionale pluriannuale. E’ necessario uno studio organico nazionale che continui e non disperda le sperimentazioni territoriali per dare risposte significative a questo importante segmento frutticolo produttivo del nostro paese”.