“Siamo tutti consapevoli che la priorità è frenare l’onda dei contagi e la necessità di salvare quante più vite possibili; comprendiamo che il Governo sia chiamato a decisioni difficili, legate all’andamento della pandemia, ma quello che abbiamo sempre chiesto, ora come la scorsa primavera, è di evitare che la crisi economica, nei prossimi mesi, abbia conseguenze ancora più drammatiche dell’emergenza sanitaria stessa”. Questo il commento a caldo del Presidente di Confartigianato Imprese Verona, Roberto Iraci Sareri, al termine della conferenza stampa del Premier Conte per la presentazione del nuovo Decreto.
“Il Dpcm – continua Iraci Sareri – assesta un altro colpo durissimo alle attività della ristorazione e dell’alimentazione con somministrazione, e non possono che sorgere perplessità sull’utilità pratica e scientifica di provvedimenti che colpiscono imprese che, in questi mesi, hanno speso ed investito per adeguarsi ai protocolli di sicurezza. Se un esercizio non si adegua a regole e protocolli e tollera chi non li rispetta, chi si ammassa e non mette la mascherina, va individuato tramite i controlli e sanzionato. Chi, al contrario, porta avanti il proprio lavoro con responsabilità, in sicurezza e nel rispetto della legge, perché non dovrebbe poter lavorare, per mantenere la propria famiglia, per dare lavoro e stipendio ai propri dipendenti e per contribuire a tenere in piedi l’economia già in difficoltà del proprio territorio?”
“Per questo, chiediamo di intervenire concretamente sui costi fissi di tutte le attività colpite dal nuovo Dpcm, a partire da ristoranti, bar, pasticcerie, gelaterie – conclude il Presidente di Confartigianato Verona –, perché, considerata la precedente esperienza, rimandare e rinviare tasse, bollette, cartelle esattoriali, non risolve il problema, ma lo rimanda, per attività che non lavorano o che vedono il loro fatturato più che dimezzato, ma che comunque, prima o poi, verranno raggiunte all’Erario e dall’Agenzia delle Entrate. Il provvedimento rappresenta un vero e proprio ‘colpo di grazia’ per molte attività: secondo le nostre stime tre imprese su cinque, non solo del settore food ma anche dell’indotto, chiuderanno definitivamente. Auspichiamo che tutti, governo, media, pubblica opinione, abbiano ben chiaro il peso delle conseguenze di qualsiasi decisione venga presa d’ora in poi”.