Sono state due le proteste di ieri a Verona. Quella composta dei pubblici esercenti davanti al Municipio, e quella promossa da ambienti della destra col tam-tam dei social e sfociata nello scontro con la Polizia in piazza Erbe. Entrambe segno di malessere, della non condivisione delle misure del governo, del disagio sociale determinato da un’unica causa: il totale distacco del paese reale dal paese legale.

Che la gestione della pandemia, fatto nuovo per tutti, sia stata caratterizzata da errori, ritardi e inadempienze, del nostro come dei governi di altri paesi, lo sappiamo. Ciò non toglie che il covid c’è, uccide e mette in crisi il sistema sanitario. 

La più grave colpa del governo, riconducibile al peccato originale della sospensione della democrazia da dieci anni a questa parte, è di aver voluto fare tutto da solo. Di fronte a un problema così grave, assimilabile a una guerra, il Presidente della Repubblica doveva costringere Conte a coinvolgere nella gestione della pandemia anche l’opposizione, soprattutto perché quella che è opposizione in Parlamento è maggioranza nel paese.

Non si trattava di fare un governo di unità nazionale, ma di attuare un metodo partecipato per arrivare a scelte, anche dolorose, che coinvolgono la vita di tutti gli italiani. E invece Conte ha continuato con i decreti, senza nemmeno passare dal Parlamento. E’ questo distacco dalla gente la causa della non accettazione delle decisioni del governo che sfocia nelle giuste proteste di questi giorni. Proteste che se però si limitano al “Conte-Conte-vaffanculo” diventano manifestazioni d’impotenza. Nessun cambiamento può avvenire se non inquadrato in un grande movimento di protesta e di opposizione nazionale. La gente incazzata c’è. E anche quella disposta a scendere in piazza, come s’è visto ieri anche a Verona. Ora il pallino è nelle mani di Lega e Fratelli d’Italia. Sono loro l’opposizione. Sta a loro organizzare la protesta e determinare il cambiamento.