(b.g.) Autunno del 1984, la data non me la ricordo, va chiesta ai giornalisti dello sport: Diego Armando Maradona sale le scalette dagli spogliatoi del Bentegodi e incontra per la prima volta il giocatore dell’Hellas chiamato a marcarlo: Hans Peter Briegel. Non vado quasi mai allo stadio, ma quella volta era d’obbligo: con mio padre, l’ultima volta insieme allo stadio, per vedere il debutto in Italia del pibe de oro, appena arrivato nell’estate a Napoli dal Barcellona. Già è difficile tifare Napoli nella città dell’Hellas; immaginare di assistere alla sicura goleada partenopea propiziata dal genio ribelle di Diego, ancora più da tragedia: come faremo ad esultare, sogghignavano padre e figlio? Saremo circondati dagli Unni… Poi, in tribuna, scopriamo che noi tifosi napoletani siamo tantissimi, arrivati dal Trentino, dalla Lombardia…una vera rimpatriata, pure gli sfottò dei gialloblu sono accettabili – eddai, lasciamoli divertire, ancora un po’, tanto poi.. – . Neppure due scugnizzi, che scavalcano tutto lo scavalcabile e si gettano sul campo da gioco per violare la porta sotto la curva gialloblù con una bandiera azzurra, disturbano troppo gli animi – è una ragazzata, ma che fregnoni… – .
Poi l’ingresso delle squadre, lo sguardo di Maradona a Briegel, e quello di ghiaccio di Briegel a Maradona. Diego si fa ancora più piccolo. Briegel ha i calzettoni arrotolati sulle caviglie, le gambe sembrano tronchi tanto son muscolose, la sfida è lanciata. Diego si fa piccolo, e noi pure: Maronna, e chi è stu panzer?
Quando sento gente che ancora discute su chi è più grande fra Pelé e Maradona, mi vien da urlare: come si fa a mettere anche soltanto vicino il genio sregolato, immenso, di Diego alla classe, un po’ leziosa, mai sopra le righe, da vero zio Tom, di Pelè? Vogliamo parlare della mano di Dio? Del secondo goal alla perfida Albione pochi mesi dopo la guerra delle Malvinas? Vogliamo discutere del capello di Maradona incorniciato ai Quartieri Spagnoli? Non provateci neppure a cercare di sminuirmi Diego. La cocaina? La camorra? Persino l’amicizia con Castro e Chavez: gli perdono tutto. Perché per me Diego resta sempre quel ragazzo che salendo le scalette del Bentegodi trovò un panzer come destino. Che sfidò senza fortuna, ma senza tirare mai indietro il piede…Mannaggia, che batosta quella domenica…