(di Stefano Tenedini) Sono già tremila progetti lanciati dagli imprenditori agricoli sotto i 40 anni in Veneto, e oltre quattromila le aziende del settore primario che finora hanno messo a frutto gli investimenti con il Programma di Sviluppo Rurale (PSR). Numeri che collocano il Veneto tra le migliori regioni in Italia per la capacità di spesa in agricoltura. Lo conferma la Coldiretti dopo aver valutato lo stato d’avanzamento dell’intera programmazione, che può contare a livello regionale su una disponibilità totale di oltre un miliardo di euro. Dal 2014 al 2020 migliaia di neo-imprenditori e numerose imprese agricole hanno presentato le loro istanze per introdurre soluzioni innovative o applicazioni tecnologiche e organizzative con una spesa media che si aggira sui 160 mila euro.
“Si tratta”, conferma Coldiretti Veneto, “di iniziative imprenditoriali che mirano a rendere più moderno e competitivo un settore che da un lato rimane orgogliosamente tradizionale ma che nel tempo è riuscito a diventare sempre più performante rispetto alle nuove sfide del mercato”. Adesso è imminente la presentazione di un nuovo bando per l’insediamento dei giovani in campagna, un progetto che secondo le previsioni aggiungerà altre centinaia di nuovi agricoltori a un settore economico già trainante per l’economia locale. E tutto ciò mentre le aziende agricole che hanno avuto accesso ai fondi per la diversificazione stanno completando le operazioni di avvio delle attività finora approvate.
“È un circuito virtuoso che vede nel modello di sussidiarietà sviluppato grazie alla presenza capillare dei Caa, i Centri di Assistenza Agricola, la giusta via per la ridurre la burocrazia nel settore”, precisa l’organizzazione di categoria. Resta da segnalare anche la straordinarietà del meccanismo di ristoro destinato alle imprese maggiormente colpite dal lockdown della scorsa primavera, con uno stanziamento di 23 milioni attualmente in fase di assegnazione.
“I numeri delle pratiche per accedere ai contributi ci dimostrano la crescita di una classe di imprenditori agricoli molto qualificata”, sottolinea il veronese Daniele Salvagno, al vertice di Coldiretti Veneto. “Lo possiamo leggere dalla presenza di titolo di studio come la laurea o il diploma in agraria, ma anche dalla qualità e dalla certificazione delle loro produzioni. E se aumentano quelle a denominazione oppure biologiche, dobbiamo notare come sia solo il limite delle risorse disponibili a impedire a una miriade di altre realtà agricole di ottenere il finanziamento e di fare il salto imprenditoriale necessario per affrontare il mercato”.
“Questo significa che oggi non sono più sufficienti gli stanziamenti europei del Programma di Sviluppo Rurale. La centralità dell’agricoltura”, aggiunge Salvagno, “è stata ribadita nella fase dell’emergenza sanitaria come un volano economico e occupazionale per il territorio. Tuttora, nonostante il difficile contesto economico, le aziende agricole si fanno avanti con nuove progettualità, mettendo in campo più innovazione e soluzioni aperte a servizio della collettività. Coldiretti Veneto ricorda che nel primo periodo caratterizzato dalla pandemia ben 1700 imprese agricole hanno continuato a investire per migliorare la produzione, con la presenza di 424 neo-imprenditori. “Un fenomeno cha va seguito con molta attenzione e con politiche mirate, per consentire all’agroalimentare di esprimere tutto quel potenziale manifestato dagli operatori. Ora servono” conclude Salvagno “segnali di equità e giustizia, evitando però di abbassare la guardia e favorire le grandi lobby che controllano la catena alimentare. Trasparenza e regole chiare, inoltre, daranno dignità più a un comparto che ha dimostrato di saper mettere in sicurezza milioni di cittadini e consumatori”.