Il Covid sta creando un solco non tanto fra positivi e negativi, dato che tutti possiamo positivizzarci o negativizzarci, quanto fra gli italiani. E’ presto detto. Quelli che oggi più di tutti sentono le conseguenze della pandemia sono le partite Iva, quelli che hanno una loro attività limitata o a rischio chiusura, che devono pagare l’affitto del negozio senza avere entrate, che devono far fronte agli impegni presi, alla merce ordinata, agli strumenti di lavoro acquistati col mutuo. Sono loro che oggi, dopo essere appena riusciti a tirare il fiato dopo la prima ondata, con la seconda si vedono crollare il mondo addosso, temono per il futuro delle loro famiglie e scivolano verso la disperazione. E, come ci insegna la storia, dopo la disperazione viene la rabbia. E quando uno non ha più niente da perdere…beh, si sa come va a finire.
Poi c’è l’altra metà, quella a reddito fisso, quella che Covid o non Covid lo stipendio lo prende lo stesso, quella che l’unica conseguenza è non poter andare a cena con gli amici. Quella che per adesso è tranquilla. Per adesso. Perché quando l’altra metà non avrà più un euro da versare allo Stato e questo rimarrà a secco, sarà in pericolo anche il loro stipendio. E se alla rabbia dell’una s’aggiungerà quella dell’altra, allora sarà l’Italia a barcollare.
Lo scenario è quello di una guerra. La situazione è una delle più dure dal 1945 ad oggi. E chi c’è a guidare l’Italia in uno dei momenti più difficili della nostra storia? Conte, un principiante, uno che non ha mai fatto neanche il consigliere comunale, uno che non ha alcuna esperienza politica, credibilità, credito. In una contingenza del genere ci vorrebbe uno con la capacità di farsi seguire da tutti gli italiani semplicemente parlando, senza tanti decreti, multe e colorazioni varie. Invece abbiamo Conte. Gravissima è la responsabilità di chi l’ha messo lì.