(di Stefano Tenedini) Verona al terzo posto tra le province del Veneto per numero assoluto di imprese che hanno investito o investiranno quest’anno in tecnologie e prodotti verdi. Lo conferma il rapporto GreenItaly promosso dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere: si tratta di un’ottima performance complessiva della regione, che piazza ben cinque province nelle prime 20 posizioni a livello nazionale delle aziende che promuovono un business eco-sostenibile. In termini regionali il Veneto – con 42.963 imprese green – è al secondo posto in Italia. Per quanto riguarda la graduatoria per territori, Padova è al primo posto con 8502 imprese, davanti a Vicenza con 7776. Sul terzo gradino del podio segue Verona con 8258 e poi Venezia con 7709 e a poca distanza Treviso a quota 7.651.
Ma i primati del Veneto nel quadro di una crescente sensibilità ambientale non si fermano qui: con quasi 45 mila nuovi contratti stipulati e “green jobs” per il 2019, l’8,8% del totale nazionale, il Veneto è la quarta regione nella graduatoria italiana per il numero di contratti programmati entro l’anno. Un risultato al quale contribuisce per prima proprio la provincia di Verona con oltre 11.039 casi, davanti a Padova con 10.203, Treviso con 9848, Vicenza a quota 8972 e infine Venezia con 8048. E tutte figurano nella graduatoria nazionale entro le prime venti province per numero assoluto di contratti stipulati e “green jobs”, sottolinea il rapporto (cui hanno contribuito Ecocerved e il Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne) che ha misurato il contributo veneto a favore della green economy nazionale.
Rispetto alle cifre investite, le regioni del Nord-Est hanno raggiunto un risultato molto più lusinghiero in valori assoluti nei confronti del resto del Paese. Siamo al secondo posto solo rispetto alla Lombardia, che ha visto in campo scendere in campo a favore di un business eco-sostenibile oltre 77 mila imprese. Contrariamente a quanto si prevedeva il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia sono risultati rispettivamente al 15° e al 16° posto in classifica, con 9800 e 8000 aziende. I territori migliori hanno puntato prevalentemente su efficienza energetica, fonti rinnovabili, taglio dei consumi di acqua e produzione dei rifiuti. Lo scenario cambia, almeno per il Trentino-Alto Adige, se però non si considerano solo i valori assoluti ma l’incidenza di realtà eco-sostenibili rispetto alle imprese presenti nei vari territori: il Veneto, con il suo 33,9%, infatti dietro al Molise (37,6%) e alla Calabria (34,9%), mentre il Trentino-Alto Adige ha un’ottima posizione con il 33,3%. Insomma, nel Nord-Est un’impresa su tre investe in uno sviluppo green. Valori leggermente più bassi invece per il Friuli-Venezia Giulia, con solo le province di Trieste e Gorizia sopra la quota del 30%.
Intanto Unioncamere ha reso noti i dati della natalità e mortalità delle imprese per il terzo trimestre del 2020. E sembra che per ora sia andata meno peggio del previsto: mentre ci si attendeva in Veneto un calo del numero delle imprese attive, dato l’impatto del Covid-19, tra luglio e settembre il saldo è cresciuto di 552 unità. Dopo aver visto più che dimezzato le nuove iscrizioni durante il secondo trimestre, il terzo periodo ha fatto segnare il -10,9% sullo stesso periodo del 2019, mentre le cessazioni si sono attestate sul -10,4%. Ne deriva in apparenza un bilancio positivo, perché il rapporto natalità/mortalità è stato “congelato” dal lockdown e dalle sue conseguenze. Nel dettaglio, se nel secondo e terzo trimestre c’è stato un calo di iscrizioni del -27,8%, le cessazioni si sono ridotte del 27,2% generando così un bilancio positivo di 2114 unità. “Di fatto da aprile a giugno, i mesi cruciali del lockdown, e immediatamente dopo da luglio a settembre, il Veneto si è come paralizzato nei numeri, il che dimostra il prevalere del comportamento attendista delle imprese davanti allo shock provocato dalla pandemia”, sintetizza Mario Pozza, presidente Unioncamere Veneto. “Ma si tratta di un equilibrio fragile, che rischia di rompersi in base all’andamento della curva virale e come conseguenza degli orientamento del governo”.