(di Gianni De Paoli) Il problema era stato sollevato pochi giorni fa anche da L’Adige. Sabato scorso, chiunque avesse fatto un giro in centro, nei soliti posti noti per essere zona di ritrovo o di shopping, si sarebbe reso conto che le raccomandazioni che vengono fatte a tutti i livelli non sono servite a niente. Anche a Verona c’è una quantità di persone che non ha ancora capito che non siamo in tempi normali e bisogna modificare i comportamenti. Molti non hanno ancora realizzato che il Covid è un’emergenza che riguarda tutti e che tutti sono tenuti alle regole, che non è più ammissibile andare a prendere l’aperitivo in centro con gli amici o fare la gita sul lago la domenica. Bisogna stare a casa. Solo così possiamo sperare di chiudere la partita con il Covid. Altrimenti ce lo trascineremo dietro per chissà quanto tempo. Oggi è arrivata la conferma che la nostra preoccupazione era giusta. 

Il Ministero degli Interni è intervenuto con una circolare ai Prefetti per una stretta nei controlli nelle zone a rischio assembramento. “Nel recente fine settimana, in diverse località del Paese – scrive il capo gabinetto del Ministro- si sono registrate situazioni di particolare assembramento, in occasione delle quali è stata anche riscontrata una percentuale non irrilevante di inosservanza dell’obbligo di utilizzo delle mascherine”Di qui l’invito ai Prefetti di convocare urgentemente i comitati per la sicurezza pubblica per mettere in atto, d’accordo con i sindaci, tutte quelle misure atte per far sì “che venga significativamente a diminuire” il fenomeno nei prossimi fine settimana. Ciò potrà esser attuato con chiusure di aree particolare, di contingentamenti dei flussi di persone, di divieti. 

E’ sempre andata così. O la gente capisce da sola, oppure ci vuole l’imposizione. Lo stesso vale per il lockdown. Se non capiscono tutti che siamo in emergenza e bisogna stare a casa, salvo che per il lavoro e le necessità, la chiusura totale non ce la toglie nessuno.