Il progetto di costituire una società unica provinciale per la gestione della raccolta dei rifiuti in-house, senza passare da una gara pubblica, e senza mettere a rischio mille posti di lavori complessivi sta naufragando per l’inerzia dell’amministrazione che si muove in maniera opposta alla Giunta di Vicenza. La denuncia è di Flavio Tosi, Patrizia Bisinella e del gruppo Fare in Consiglio comunale: «Il 6 novembre scorso – spiega Flavio Tosi – il Comune di Vicenza ha tolto dal perimetro della fusione AGSM-Aim (la nuova MuVen) i servizi di gestione del verde e di raccolta dei rifiuti svolti dalla società gemella di Amia, AimCPS. Lo scorporo dei servizi, con conseguente affidamento diretto, avrà valore dal 1 gennaio 2021 quando inizierà a muovere i primi passi MuVen. Questo mette in sicurezza i lavoratori vicentini in primis e poi il controllo pubblico diretto di questi servizi essenziali. Verona invece fa esattamente l’opposto: la Giunta Sboarina ritiene di inserire prima Amia in MuVen e poi di riprenderla (al valore di 30 milioni€) per arrivare successivamente alla gestione in-house. Perché Verona insiste in questo doppio passaggio e non fa come Vicenza che rappresenta la soluzione più logica e diretta?».

«Questo significa prendere in giro i lavoratori con un atteggiamento incosciente che non guarda alle conseguenze – rimarca Patrizia Bisinella – :l’affidamento in-house è stato discusso dal Consiglio comunale a luglio 2019, a settembre 2019 è stato approvato un ordine del giorno che lo imponeva; è stato chiesta un’audizione del presidente Amia Tacchella in Commissione per presentare piani e studi di fattibilità; i sindacati sono stati tenuti all’oscuro; i consiglieri comunali, idem. Una grave assenza di risposte».

Quanto al progetto provinciale di polo unico della raccolta che doveva basarsi sulla convergenza Amia, Serit (99% del capitale in mano ad Amia) ed Esacom, a sua volta partecipata da Serit, (quindi attraverso la copertura del capoluogo, di cinquanta Comuni del lago e del Villafranchese, più la Bassa) con la cessione prima di Esacom, la richiesta inevasa di diversi Comuni di entrare nell’azionariato di Serit, e la volontà di alcuni Comuni di agire in proprio si va verso l’azzeramento di un progetto strategico. «Fra l’altro questo inutile ritardo – sottolinea Tosi – che mantiene Amia all’interno di una società attiva sul libero mercato, rende concreto il rischio che venga imposta una gara con operatori privati col risultato di vedere A2A scacciata dalla porta di MuVen rientrare dalla finestra». Sarebbe una beffa. Oppure la chiusura di un cerchio.