(di Stefano Tenedini) Ci sono stati tempi in cui nel Nord Est le piccole banche del territorio facevano gola ai colossi del credito. Questo avveniva prima di due-tre crisi finanziarie e del mesto declino del nostro sistema economico. E non si parla della preistoria, ma soltanto di qualche anno fa, al tempo di quel “modello Veneto” vincente, fatto di piccole aziende e di distretti industriali, di liquidità da investire e di banche che per tanti imprenditori erano un lasciapassare per farsi accettare nel mondo dei big. In quei tempi la notizia che una società industriale di provincia (e non di primo piano, anche se solida e ben strutturata) avesse il 5% di una delle più importanti banche nazionali avrebbe fatto saltare sulla sedia ministri, il gotha della finanza e decine di migliaia di dipendenti di quella banca, senza contare i fiumi di inchiostro che sarebbero stati versati dai giornali. Oggi passa – quasi – sotto silenzio.
La notizia è che Giorgio Girondi, l’imprenditore mantovano presidente della Ufi Filters, che ha sede a Nogarole Rocca ed è leader globale nelle tecnologie per la filtrazione e thermal management, ha incrementato la sua partecipazione nell’azionariato del Banco Bpm fino al 4,98%, salendo dalla quota dell’1,02%. E diventando così il primo azionista privato della banca nata dalla fusione tra il veronese Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano. Il titolo è stato immediatamente premiato dalla Borsa, con un aumento di oltre il 17% dagli 1,51 euro di giovedì 29 ottobre (giorno della comunicazione in Consob) ai quasi 1,80 euro di questi giorni, dopo aver toccato un massimo del +19,2% martedì 12 novembre. Ma il rafforzamento di Girondi non è l’unica novità per il Banco Bpm, visto che anche la Ubs ora possiede una quota (in strumenti finanziari) pari al 6,38%. Sono entrambe posizioni che gli analisti giudicano “rilevanti”, visto che il Banco non ha un nocciolo duro di azionisti.
Ce n’è abbastanza per far ripartire il tradizionale risiko delle banche. Infatti, spiega Il Sole 24 Ore, Girondi non avrebbe proceduto con gli ultimi acquisti d’accordo con il vertice della banca: l’obiettivo sarebbe proprio quello di dare stabilità al Banco Bpm, e magari anche di contare di più in vista di una possibile stagione di aggregazioni bancarie. Ci si interroga su quali saranno le prossime mosse degli altri soci dell’istituto, anche in risposta alle voci che si susseguono da tempo su possibili partnership con Unicredit, Bper e soprattutto su una clamorosa fusione con Credit Agricole, che qualcuno dà già per fatta anche se per adesso siamo ancora a livello di rumors. Senza scordare che per una banca ad azionariato diffuso la contendibilità è una condizione permanente… Comunque per ora in vetta all’azionariato del Banco c’è il fondo Capital Research, titolare del 4,99%: in pratica alla pari con Girondi.
L’incremento (con un controvalore a prezzi di Borsa che si aggira intorno ai 110 milioni) è stato realizzato da GGG, la “cassaforte” che custodisce tutte le partecipazioni del gruppo, dotata di un attivo consolidato di 940 milioni nel 2019 con un patrimonio netto di 315. Un investimento che è stato da più parti valutato come di natura finanziaria di medio lungo periodo, non come una tipica “scalata” ma basato appunto su due linee guida: da un lato contribuire a stabilizzare la banca per far crescere il valore della partecipazione, dall’altro la convinzione che ci siano buone prospettive per potenziali (probabili?) aggregazioni.
Ma chi è l’imprenditore mantovano, già ben noto a Verona per la presenza di Ufi filters? Ha 65 anni e la sua storia imprenditoriale è stata spesso legata alle relazioni industriali con la Cina. Come spiega in un breve ritratto il Corriere Economia, negli anni Ottanta portò in Fiat un funzionario del governo cinese che cercava un costruttore di auto disponibile per una partnership nell’allora minuscolo mercato cinese. Agnelli non era interessato, Girondi invece fiutò l’affare e strinse un’intesa per produrre filtri per auto, diventando un punto di riferimento per l’automotive della Repubblica Popolare. E oggi il gruppo Ufi Filters fattura più di 420 milioni e opera in 19 siti industriali di altrettanti Paesi, in cui lavorano oltre 4000 dipendenti. La produzione spazia in tutto il campo dei filtri per oggetti in movimento: dalle automobili (compresa la Formula 1) all’aerospaziale e alla nautica. Nata nel 1971, entrata nell’orbita di Girondi nel 1984, ha una crescita caratterizzata più dallo sviluppo lungo linee interne che attraverso nuove acquisizioni. E l’Asia è sempre centrale in questo panorama: proprio un anno fa ha aperto uno stabilimento da 250 addetti a Chongqing, nel sud ovest della Cina, con un investimento da 25 milioni. L’ultima fabbrica è appena stata inaugurata in India, dove il gruppo ne ha già altri due. Ma la nuova impegnativa sfida di Girondi oggi si gioca sul campo di casa: tra Milano (in Piazza Meda) e Verona (in Piazza Nogara).