(di Carlo Rossi) Gli Usa ritornano a comprare vino veronese. Così, destinazione New York, è partito un carico di Amarone, Recioto e Valpolicella dalle vigne della città di Romeo e Giulietta. Una buona notizia per un giovane vigneron,  Giovanni Ederle, classe 1987 , che riporta così le sue bottiglie delle Torricelle, nella Grande Mela assetata di festeggiamenti, buon vino, di storie da raccontare.

Le dolci colline che delimitano a Nord la città di Verona rappresentano la linea più meridionale dei Monti Lessini. Questi a loro volta chiudono a settentrione la Valpolicella. 35 milioni di anni fa, l’ambiente superficiale delle attuali Torricelle doveva essere simile a quello delle aree tropicali attuali con l’antico mare della Tetide all’inizio della sua fase di lenta scomparsa.  Un processo che ha plasmato profondamente il territorio, per miscelazione di acque dolci e salate anche a notevoli distanze dalla linea di costa che han dato origine a grotte ramificate, successivamente sigillate dalla “terra gialla”, l’ocra. Terre che sono importanti per il gusto che conferiscono ai vini ed al  Recioto in particolare di questa terra, che potrebbe rappresentare una ulteriore specificità nel panorama della Doc Valpolicella, in ottica di zonazione.

«I terreni su cui nascono le nostre viti sono tipici della zona delle Torricelle di Verona in cui un sottile strato superficiale di terra argillosa è appoggiato su queste terre gialle. Lo testimonia l’origine stessa nel nome Valdonega come testimonia l’origine stessa di questa zona come derivato da “Tera donega” a sua volta da Doneg, il nome cimbro con cui si identificavano gli ossidi di ferro qui estratti ed utilizzati come coloranti per l’edilizia. Queste terre sono di origine calcarea e ricche di fossili come abbiamo avuto modo di scoprire durante gli scavi della recente cantina.  A queste terre particolari ho dedicato dal 2015 un vino bianco fatto con uve Garganega e Chardonnay, leggermente macerate in prefermentazione, fermentate con lieviti autoctoni. Il vino viene poi affinato in legno grande per almeno un anno e poi almeno un altro anno in bottiglia. Il vino si chiama appunto Terra Gialla» racconta Giovanni.

with view 2

Dal suo agriturismo, a 300 mt di quota sulle Torricelle, si può godere una vista mozzafiato di Verona, che si perde sino all’anfiteatro romano, l’Arena. Giovanni Ederle nasce il 30 gennaio 1987 a Negrar ed è un self made man. Trascorre l’infanzia sulle Torricelle, sempre in compagnia della sorella Camilla, con la quale trascorre un’infanzia spensierata e “selvatica”, tra vigne, olivi e cavalli. Come era ancora possibile nel secolo scorso sulle nostre colline. Prozio è Carlo Ederle, Medaglia d’Oro motu proprio di Vittorio Emanuele III° della Grande Guerra. Un giovane in gamba che affronta questo difficile periodo senza timore. «La sensazione che si prova facendo questi ragionamenti è una scarica elettrica che percorre la schiena e che scuote l’anima nel profondo . L’attività agricola mi offre la possibilità di preservare la terra per il futuro, continuando a coltivare i terrazzamenti scomodi, ristrutturando gli antichi muretti a secco e ripiantando le vecchie varietà di queste terre. Oggi ho 23 dipendenti massimamente giovani» racconta Giovanni.

L’azienda è condotta in regime di agricoltura biologica. Giovanni mi manda i suoi vini, in particolare Amarone, Valpolicella e due bottiglie di Recioto. Una mi incuriosisce, una bottiglia senza etichetta che uscirà l’anno prossimo per ricordare il prozio. Un assaggio emozionante. Ricordo d’altri tempi. Colore intenso, rosso rubino, carico. Profumo di marmellata di ciliegie, zucchero filato, albicocca, pan carré tostato. I secondari parlano di buccia macerata d’uva matura, rossa, fichi e prugne. Piacevolezza e freschezza. Una dolcezza equilibrata dal grado alcolico e dalla sapidità che rendono carezzevole la beva. Finale balsamico che ti rimette in pace con il mondo. «Un  vino che a breve verrà presentato ufficialmente,  il Carlo Ederle, un recioto molto particolare prodotto nel 2017 con un lungo affinamento in botte di rovere». Un tributo per onorare la memoria di un ragazzo di venticinque anni caduto sul Piave.