Con una nuova interrogazione, la vicepresidente della Commissione Sanità della Regione Veneto, Anna Maria Bigon, torna ad incalzare la giunta regionale sulle carenze del sistema sanitario territoriale: «Dobbiamo uscire dalla retorica dell’eccellenza della sanità veneta, che esiste, sì, e ne andiamo tutti orgogliosi, ma non riguarda purtroppo la medicina di base e territoriale con cui hanno a che fare quotidianamente decine di migliaia di veneti e veronesi ai quali non viene erogato un servizio adeguato.
Soprattutto nel veronese, la carenza di medici di famiglia ha ormai assunto i contorni dell’emergenza: dei 128 posti di medico di base ancora vacanti (per lo più a causa di pensionamenti) ne sono stati coperti finora soltanto 23. Nel veronese si concentra quasi un terzo di tutte le 300 aree definite “carenti” del Veneto.
Tutto questo si traduce in tensioni e disagi nei quartieri, come abbiamo visto il 3 novembre scorso con le code e le proteste al Distretto di Via del Capitel di Borgo Venezia a Verona, ed in enormi disagi nelle nelle zone rurali e montane dove spesso i cittadini per curarsi devono affrontare lunghi e costosi spostamenti, e dove rischiano di chiudere le piccole farmacie rimaste senza ambulatorio di riferimento».
Per la zona Est del Comune di Verona, una delle più colpite dalle carenze e dai disservizi, le fa eco il consigliere comunale Stefano Vallani, il quale denuncia che molte delle domande per la sostituzione del medico di base non sono ancora state evase e chiede al Sindaco di attivarsi: «Oltre all’enorme disguido della falla nella procedura online subita dai cittadini ai primi di novembre, ora c’è chi ha fatto domanda del medico sostitutivo e si trova ancora in attesa – dice Vallani. – Tanto più in un periodo delicato come questo, dovuto all’emergenza sanitaria, sovraccaricare i presidi di guardia medica o di pronto soccorso non sarebbe la soluzione perché aumenta il rischio contagio soprattutto per le persone più fragili. Il Sindaco quale responsabile della Sanità del Comune si attivi al più presto con i livelli regionali” conclude.
Quella dei medici di base è soltanto la parte più evidente delle carenze del sistema sanitario veneto: recentemente il Tribunale di Venezia, su ricorso di alcune associazioni, ha imposto alla Regione di attivare un servizio ambulatoriale pediatrico, con le caratteristiche del servizio pubblico, quindi gratuito e accessibile, per la cura dei minori stranieri non regolari. Sul fronte ospedaliero, invece, le associazioni dei medici chiedono siano rispettate le competenze specialistiche dei colleghi onde evitare che i medici vengano mandati allo sbaraglio nei reparti Covid.