(di Stefano Tenedini) Alla faccia del Covid l’innovazione delle piccolissime imprese fa passi avanti. Il Rapporto trimestrale dedicato ai trend demografici e alle performance delle start up, pubblicato dal ministero dello Sviluppo Economico e da Unioncamere conferma che al 30 settembre erano oltre 12 mila in tutta Italia e sono ormai stabili oltre quota 10 mila. La distribuzione territoriale vede in testa Lombardia, Lazio e Veneto, una su cinque è fondata da giovani sotto i 35 anni e i soci di capitale sono oltre quota 56 mila, ma va ulteriormente rafforzata la componente femminile, ancora ferma al 18,6% delle società innovative.
Il rapporto offre una vasta panoramica sul mondo delle start up, a quasi otto anni dal varo del decreto legge 179 del 2012 che ne definiva le linee guida. Tra le principali informazioni contenute nel rapporto spicca la costante crescita, che ha toccato ormai il 3,3% di tutte le società di capitali costituite di recente: vale a dire che una nuova azienda su 30 è una start up. La Lombardia ospita un quarto di tutte le startup italiane (27,3%), e la sola provincia di Milano, che ne conta 2370, rappresenta il 19,6% del totale, più di ogni altra regione: Lazio seconda con 1385 (11,5%, quasi tutte a Roma che vale il 10,3% nazionale) e Veneto terzo con 1008 aziende, pari all’8,4% del totale nazionale. Una start up innovativa su 12 è quindi nata nel Veneto, anche se la regione che vanta la maggiore densità di imprese avanzate è il Trentino-Alto Adige, dove il 5,6% delle le società nate negli ultimi anni è una start up.
Ancora deboli sotto il profilo del fatturato (ma è la loro natura, almeno all’inizio), le start up innovative sono soprattutto micro-imprese, che vantano un valore della produzione medio di poco superiore a 201 mila euro. Ciò è anche dovuto al ricambio costante cui è soggetta questa tipologia di aziende: per definizione, le imprese definite best performer, più consolidate per storia e fatturato, tendono progressivamente a perdere lo status di startup innovativa. Anche sul piano degli investimenti e redditività, com’è fisiologico, le piccole imprese tecnologicamente avanzate mostrano un’incidenza di perdite più elevata della media (oltre il 52,6% contro il 30,8% complessivo del mercato). Tuttavia, se sono in utile, le società mostrano valori particolarmente positivi in termini di redditività (gli indici Roi e Roe) e di valore aggiunto. Inoltre le startup presentano un tasso di immobilizzazioni (considerato tra i principali indicatori della propensione a investire) di circa sette volte più elevato rispetto alle aziende comparabili.
Nel terzo trimestre del 2020, nonostante la pandemia (o forse proprio a causa del Covid19 che ha premiato flessibilità e modelli organizzativi leggeri) c’è stato un record per le nuove iscrizioni di startup costituite online. Sono infatti quasi 3500 le aziende innovative avviate grazie alla modalità digitale e gratuita. Grazie a questa misura, in funzione dal luglio 2016, gli imprenditori possono creare la propria startup secondo una modalità più agevole, con il supporto tecnico della Camera di Commercio del territorio o in totale autonomia. Dar vita a una società potendo contare sull’esenzione dall’atto notarile consente risparmi medi sui costi di avvio stimati in circa 2000 euro. Fra luglio e settembre si sono iscritte alla sezione speciale 292 nuove startup online, il numero più alto di tutti i trimestri dall’inizio di questa modalità. Il dato si è inserito in un contesto di lieve ripresa del sistema industriale italiano nella “pausa” estiva dell’emergenza pandemica e ne conferma il trend. La procedura si è diffusa in tutta Italia ma a dominare sono sempre Lombardia (con il 27,1% delle pratiche) e Lazio e Veneto in seconda posizione con l’11. Insieme, le prime tre regioni ospitano quasi il 50% delle startup create online, con Milano che si conferma principale polo per le startup innovative italiane, rappresentando da sola il 17% di tutte le aziende create digitalmente.
Per quanto riguarda l’adozione della modalità digitale, il rapporto spiega che è stata scelta dal 38 % delle società costituite in Italia nell’ultimo anno, e dal 42,3% di quelle attivate nel terzo trimestre. La variabilità territoriale è molto alta, con sorprendenti scostamenti dalla media nazionale. Spicca il caso della Basilicata, della Sardegna e della Calabria, nelle quali più del 50% delle startup innovative ha optato per la modalità online. È invece imprevisto ritrovare a fondo classifica Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche e Umbria. La durata delle pratiche è un altro indicatore che ha presentato una significativa variazione. Il tempo medio d’attesa tra la costituzione e l’iscrizione dell’azienda nella sezione speciale del registro delle imprese dedicata alle startup innovative (fase che richiede la verifica dei requisiti da parte delle Camere di commercio, poteva arrivare nel passato a oltre 38 giorni, mentre nell’ultimo anno i tempi di attesa medi si sono ridotti a 28 giorni.