(di Gianni De Paoli) L’Ocse (Organisation for Economic Co-operation and Development) ha pubblicato “Health a glance” il rapporto che raccoglie i dati statistici ed economici della situazione sanitaria dei paesi aderenti, resi ancora più interessanti dal fatto che stiamo vivendo, come definita dalla stessa organizzazione “la più grande e grave pandemia dell’ultimo secolo”. Il Covid a tutto ottobre 2020 nell’UE ha causato oltre 7 milioni di contagi e 220.000 morti. Alla faccia di chi dice che il virus non esiste!
C’è una netta correlazione fra sistema le risorse destinate alla sanità (nella foto il ticket che oggi determina le sorti del nostro sistema sanitario, Giuseppe Conte e il ministro Speranza) e l’impatto del virus anche a livello economico in quanto alcuni paesi sono riusciti a minimizzarlo.
Il rapporto conferma un dato preoccupante: l’insufficienza delle risorse devolute per la salute dei cittadini nel bilancio dello stato italiano. L’Italia, fra i paesi europei – esclusi ovviamente gli ex-comunisti che hanno assetti e livelli economici del tutto diversi- è fra quelli che ha una delle spese sanitarie pro-capite più bassa, appena 2.473 euro l’anno, contro i 4.504 della Germania, i 3,644 della Francia, i 3966 dell’Austria, i 3.154 del Regno Unito, i 3.578 dell’Irlanda per non dire dei 5.241 della Svizzera. Solo la Spagna con 2.451 euro, il Portogallo con 2.290 e la Grecia con 1616 spendono meno dell’Italia.
L’inadeguatezza della spesa sanitaria è messa in evidenza anche dal rapporto con il Pil. In Italia questo rapporto è del 6,4% per la spesa pubblica e del 2,2% per quella privata, per un totale del 8,7%. La Germania, che come sempre è al top, ha il 9,9% per il pubblico e l’1,7 per il privato, con un totale dell’11,6. La Francia, che la più simile all’Italia, spende il 9,4% del proprio Pil cui s’aggiunge una spesa volontaria dell’1,8%, per un totale di 11,2. La media europea della spesa pubblica sanitaria in rapporto al Pil è del 6,1, ma anche qui c’è da considerare l’assetto economico sociale dei paesi ex comunisti che abbassa la media.
Rimane quindi confermato quanto scritto più volte: l’Italia spende poco per la salute dei suoi cittadini. E questo per un vizio di fondo: si considerano i soldi per la sanità una spesa, ma in realtà sono un investimento in quanto è dimostrato che più un paese è sano, più produce. Quindi la buona salute oltre che un fattore di benessere per l’uomo è anche un elemento di sviluppo economico.