Il governo ha approvato il decreto legislativo che ridisegna i collegi elettorali per le elezioni di Camera e Senato in seguito al referendum che ha confermato il taglio dei parlamentari da 945 a 600. La ridefinizione dei collegi è stata proposta all’esecutivo che l’ha fatta proprio da una commissione tecnica presieduta dal presidente dell’Istat. La Camera sarà composta da 392 deputati più 8 eletti all’estero. 147 saranno scelti nei collegi uninominali, 253 scatteranno col sistema proporzionale da liste decise dai partiti.
Il Senato sarà composto da 196 senatori più 3 eletti all’estero. 74 saranno scelti nei collegi uninominali, 126 scatteranno col sistema proporzionale da liste decise dai partiti.
Tanto per capirci, prendiamo il Veneto. La sua rappresentanza a Roma con il taglio dei parlamentari passa da 50 a 32 deputati e da 24 a 16 senatori, con dei collegi che per la Camera saranno da 405.000 elettori e per il Senato da poco meno di un milione. Dei 32 deputati, 23 saranno scelti nei collegi e 8 scatteranno col sistema proporzionale dalle liste fatte dai partiti. Dei 16 senatori 5 saranno eletti nei collegi e 11 scatteranno col sistema proporzionale dalle liste fatte dai partiti.
Ci sono già molte perplessità sulle dimensioni e sulla collocazione dei collegi. Una prima stranezza, a meno che non sia un errore, è l’inversione delle proporzioni negli eletti alla Camera.
Questa prima impostazione dovrà passare al vaglio delle Camere che così vareranno la nuova legge elettorale con cui andremo a votare per mal che vada nel 2023, ma speriamo anche prima, Covid permettendo. Ad una prima, veloce lettura balza all’occhio un’impostazione che di fatto toglie ai cittadini la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti. E’ di tutto evidenza che i 253 deputati e i 126 senatori eletti nelle liste proporzionali saranno di fatti decisi dai capi partito e che i rimanenti 147 deputati e 74 senatori di fatto saranno pure scelti dai capi partito nel momento in cui li candidano in questo o in quel collegio più o meno sicuro. Insomma, un altro passo avanti nella demolizione della democrazia.