(di Bulldog) C’è un effetto sino ad oggi poco considerato nella vicenda Covid-19: dalla primavera scorsa migliaia di ragazze e ragazzi veronesi non fanno più sport. Non possono accedere alle palestre, sfidarsi sui campi da calcio o di rugby. In questi mesi hanno potuto giocare ai campetti soltanto per pochi giorni questa estate, ed hanno perso gran parte della stagione agonistica del 2019-20. La stagione 2020-21 non è mai iniziata e per fortuna che, nonostante gli stadi vuoti, un po’ di sport continua a restare visibile sulle televisioni. Altrimenti, tutto questo mondo sarebbe stato completamente azzerato.

Direte, che sarà mai? I ragazzi studieranno, faranno altro. Esatto, fanno altro. Cosa, esattamente? Una intera classe di nostri under-18 è stata educata, forzata, a confrontarsi con uno schermo di pc e soltanto con quello; ha passato intere giornate sul divano di casa con la play station; ha diradato i suoi incontri sociali; ha mangiato cibo spazzatura come confort food. Abbiamo messo le basi, insomma, per una generazione tendenzialmente obesa, a rischio diabete (una delle principali cause di morte al mondo, circa 4 milioni di decessi/anno contro l’1,3 del Covid-19). Basta? No, non basta. Il ricorso a medicinali, a droghe sintetiche e a quelle tradizionali (cannabinoidi, oppiacei ecc) sta crescendo allargando il numero dei ragazzi coinvolti: basta vedere la recrudescenza dello spaccio in città anche in periodo di circolazione ridotta.

Tutto quanto è stato investito dal pubblico, dai privati e dal volontariato per allontanare questa generazione da ludopatie, droghe, alcolismo, violenza di gruppo e di genere, sta venendo cancellato da un anno perduto di sport. Questo elemento non è mai entrato nel dibattuto pubblico in questo Paese e nella nostra Città: pronti a piangere Diego Armando Maradona, pronti a seguire le vicende dei professionisti, totalmente disinteressati alla pratica sportiva giovanile (materia costantemente bistrattata nelle scuole, oltre a tutto) ed alla salute dei nostri ragazzi.

Ora, fra le tante cose da ricostruire ci sarà anche questo mondo. Bisognerà riaprire le palestre (e fare la conta di quante società saranno riuscite a sopravvivere e di quanti professionisti avranno abbandonato questo settore per cercare lavoro altrove)  e riportarci dentro ragazze e ragazze. Bisognerà recuperarli dai divani e, peggio, dalle strade dove li abbiamo mandati a cincischiare. Dovremmo toglierli dall’amicizia interessata degli spacciatori più giovani e bombardarli di modelli positivi.

Vanno bene le nuove  luci al Led nuove all’AGSM Forum, ma ora vorremmo vedere i Sindaci della nostra provincia e gli Assessori allo sport iniziare a pianificare una campagna di lavoro sin dalle prossime settimane, coinvolgendo Fondazioni, imprese pubbliche e private. Bisogna che le palestre siano pronte non appena finirà il lockdown; bisogna che le società sportive possano andare nelle scuole (quando saranno nuovamente vissute fisicamente) per riproporre l’attività sportiva. E che abbiano i mezzi per farlo. Ogni euro investito in questo sarà oro per la prevenzione; la repressione e la cura dei malanni costerà dieci volte di più.