(di Bulldog) L’attivismo che Federico Sboarina ed Ilaria Segala mostrano in questi giorni, presentando una iniziativa di recupero urbano ogni ventiquattr’ore, offre l’opportunità di qualche considerazione. Senza inserire in questo contesto la partita “central park”, soltanto nell’ultime due settimane sono state presentate una decina di iniziative diverse: Manifattura Tabacchi;  ex Magazzini Generali-fabbrica del Ghiaccio; ex sede della Cassa di risparmio in via Garibaldi; l’area delle ex Cartiere all’inizio di Viale Piave; il palazzo liberty che ospitava l’headquarter della Fedrigoni; l’ex Lanificio Sapel di Montorio; le palazzine della Galtarossa a fianco del polo siderurgico Pittini…  

I casi sono due: o è la più grande bufala della storia recente di Verona, oppure si va finalmente verso un ridisegno ed una riqualificazione della Città. I soldi in ballo sono tantissimi: gli investimenti diretti per rimettere in ordine questi siti, facendo un conteggio davvero approssimativo, sono vicini ai 200 milioni€; gli oneri che arriveranno nelle casse del Comune, una decina di milioni. Già questa è una notizia, dato che quest’anno il Comune  si trova con un saldo negativo fra minori entrate e maggiori costi di oltre 60 milioni€. E notiziona ancora più importante: avere investitori che mettono sul piatto questa massa di quattrini, in questo periodo, a Verona, è certamente un ottimo segnale.

Ci sono 3,5 milioni di metri quadrati di aree da sistemare in città. Un volume enorme che permetterebbe non soltanto di cambiare il volto di Verona, ma anche di creare un volano di lavoro preziosissimo. Sarà questa Amministrazione in grado di governare questo immane processo? Riuscirà a farlo tenendo conto della rivoluzione che questi lavori porteranno? Prendiamo ad esempio  l’asse di Viale del Lavoro: è evidente che lì si gioca una partita unica che cambia totalmente la porta di accesso alla città. Verrà fatta pensando al pregio architettonico di Verona? Verrà fatta anche tutelando ed inserendo nel business quello che resta del settore edile veronese, oggi in ginocchio, e la qualità della vita dei residenti dei quartieri a sud?

E ancora: come si gestiranno  i numeri del nuovo traffico che questi poli imporranno (conto, per difetto, almeno cinque grandi realtà attrattrici di traffico nel raggio di un chilometro lineare)? Chi verrà ad utilizzare queste nuove realizzazioni? Abbiamo un numero  adeguato di imprese e professionisti e turisti per riempire questi spazi? E, dato che Verona, ha i numeri che ha, come e dove svilupperemo una campagna di acquisizione di nuovi residenti che rendano questi investimenti profittevoli ed evitare cattedrali nel deserto?

Quali infrastrutture supporteranno questo boom edilizio? Avremo un sistema pubblico moderno di trasporto o ci affideremo soltanto ai monopattini?

Federico Sboarina è convinto di sì, che lui e l’assessore Segala (che sta mostrando un carattere per molti versi sinora nascosto) riusciranno a salvaguardare l’interesse pubblico in questa enorme operazione immobiliare. E’ evidente che Federico Sboarina ha scelto l’urbanistica come “terreno fatale” della sua amministrazione, la sua riconferma fra diciotto mesi si giocherà  dall’impatto che questa rivoluzione annunciata avrà sulla vita quotidiana dei suoi concittadini e dal consenso – sociale ed imprenditoriale – che saprà costruirvi attorno. Ma questo è paradossalmente l’aspetto meno rilevante per i Veronesi. Perché se su questo il Sindaco bluffa, o non riesce a creare consenso, Verona perderà probabilmente l’ultima chance di diventare quella realtà metropolitana in grado di far convergere investimenti, business, lavoro di qualità, opportunità per le prossime generazioni.

Se saranno soltanto speculazioni immobiliari di corto respiro  perderemmo molto di più che la riconferma di un’Amministrazione.