(di Carlo Rossi) Un brand iconico, un difficile passaggio generazionale, un caveau ancora ricco di vecchie annate, un nome che – da solo – vuol dire metodo classico in Italia. Il brand è Zamuner, fondato nel 1972 dall’Ingegnere, Daniele Zamuner che eredita dalla nonna sei ettari di terra a Sona, a Valecchia, appezzamento a valle del cimitero, a duecento metri dalla piazza del paese. In quel terreno, che guarda in lontananza il lago di Garda, viene piantato il Pinot nero, un vitigno sconosciuto nel Veronese, così come era scarsamente diffusa la spumantizzazione e ancor meno, molto meno, applicata la rifermentazione in bottiglia: l’Equipe 5 a Soave e poco altro. Un Pinot nero che entra alla Bottega del Vino, nella straordinaria gestione di Severino Barzan come entrée di tutti i suoi servizi.
Dopo l’ultima vendemmia di agosto, Alessandra Zamuner – oggi alla guida della cantina – ha aperto il caveau della maison per presentare cinque annate storiche (tutte disponibili per i winelover): una rara degustazione verticale della Riserva extrabrut “Daniele Zamuner”. I millesimi scelti sono 1985, 1990, 1998, 2003 e 2012. Tutte sboccate “a la voleé” e senza liqueur d’expedition. Le vigne hanno tutte circa trent’anni: pinot nero, pinot meunier e chardonnay vendemmiate a mano; la campagna è a conduzione biologica. Per tutte le annate, il blend non cambia: 70% pinot noir, 20% pinot meunier e a chiudere chardonnay affinato in barrique.
Alessandra, classe 1968, ha ereditato dai genitori la passione per gli spumanti e la sua notevole preparazione dipende dagli anni di affiancamento con le persone che hanno collaborato, in vigna ed in cantina, col padre: il tecnico Meneghelli e Enrico Trezza. Alessandra ha seguito il suo primo millesimo nel 1981; col tempo ha perfezionato la propria tecnica di remuage, ha messo a punto la liqueur de tirage utile alla seconda rifermentazione in bottiglia. Non c’è aspetto che oggi Alessandra non segua attentamente.
Queste le nostre note di degustazione.
Millesimo 2012: annata difficilissima, caratterizzata da giugno piovoso, poi scoppio di temperature con picchi di caldo in estate. A distanza di tempo si ritrova un vino dalla forte espressività. Il Meunier porta un timbro campestre, con una venatura leggermente verde. Ha frutto, di varie tonalità, scalpita al palato con una carbonica a tratti graffiante, come anche l’acidità. Cangiante, saporito, gastronomico. Fiori e agrumi freschi netti al naso , roccia spaccata, fini speziature, su tutte lo zenzero. La bolla è una carezza che rincuora dal “pugno” elettrico dell’acidità, che corre insieme alle sensazioni di sale e roccia che accompagnano a lungo il palato. Si vola alto.
Millesimo 2003 : la vendemmia è iniziata anticipata, il 3 agosto, data del 69° compleanno dell’Ingegner Zamuner, per un’annata dall’andamento climatico incredibile, con calure da capogiro e condizioni veramente estreme. Dopo l’affinamento nel silenzio del caveau, il vino si presenta con buona potenza e intensità, ancora con una bella freschezza, in equilibrio tra le note di spezie nere, esaltate dall’affinamento in legno vecchio dello chardonnay, ma senza alcuna nota boisé, frutta gialla, nocciolo di pesca, un elegante agrume rosso, l’arancia tarocco, e poi ancora il ginger sul fondo di minerale marino. In bocca, una bollicina cremosa, un vino potente e minerale, in equilibrio con la dolcezza di una torta di limoni siciliani, ma allo stesso tempo di una gradevole freschezza. In un’annata così difficile come il 2003.
Millesimo 1998: annata “fin de siecle” caratterizzata da estate secca, temperature medie elevate, buon settembre. Rapisce l’olfatto con iniziali note di bergamotto che poi si rincorrono evolvendo in caucciù, sandalo, legno esotico. Al palato c’è perfetta corrispondenza con quanto percepito dalle narici ed impressiona la grande armonia.
Millesimo 1990: un’annata calda caratterizzata da scarsa produzione, ma di grande qualità. Un vino che si manifesta cerebrale più che da abbinamento… Grandissima personalità, sentori di frutta secca (nocciola) e freschezza agrumata che ci accompagna a lungo non nascondono la lunghissima permanenza sui lieviti. Grandiose l’acidità e la mineralità che si fondono in un equilibrio ammirevole che impressiona. Sicuramente il miglior vino degustato.
Millesimo 1985: annata perfetta per questo rosé “rare vintage”. L’anno dello scudetto dell’Hellas Verona. Non capita spesso di degustare spumanti particolari, di così lungo invecchiamento, proposti a prezzi sicuramente accessibili. Al naso spiccano aromi di ribes rosso, frutti e note agrumate. In bocca esplode immediatamente una grande delicatezza. Si tratta di un rosé molto setoso e ancora incredibilmente fresco. Di buon nerbo citrino, bollicine in quantità sottili, colore come il tramonto estivo sul lago. Eccezionale per un rosé di 45 anni.