Andrea Bassi, nuovo assessore all’Edilizia Privata ed al Patrimonio di Verona, i vari livelli dell’amministrazione li ha passati tutti. Non si può certo dire che non abbia esperienza: consigliere comunale di Bussolengo dal 2003 al 2015, consigliere provinciale dal 2004 al 2009, assessore provinciale alla viabilità dal 2009 al 2010, consigliere regionale dal 2010 al 2020. Ragion per cui si trova perfettamente a suo agio nel suo studio di assessore a palazzo Barbieri. «Ho cominciato a lavorare subito: la materia la conosco. Quand’ero a Venezia sono stato presidente della Commissione Urbanistica ed Edilizia per cinque anni e quindi sono a mio agio. Certo – dice Bassi- non voglio perdere tempo. Manca un anno e mezzo alla fine dell’amministrazione . Sono come un giocatore che entra a un quarto d’ora dalla fine della partita e voglio segnare almeno un goal! Voglio lasciare il segno!»

E come?

«Siamo in piena crisi per ‘sto maledetto Covid. L’edilizia è il primo motore dell’economia e la ripresa non può che partire da lì. Io sono in una posizione strategica per favorire la ripartenza dell’edilizia».

Si spieghi meglio: che cosa intende fare?

«Semplice, bisogna semplificare – dice con un bisticcio di parole -: sburocratizzare e digitalizzare. Lo sa che oggi un professionista è venuto in Comune per vedere una pratica e gli hanno dato appuntamento in febbraio? Dobbiamo organizzarci per consentire la consultazione degli archivi online! E poi ci sono un sacco di leggi, normative nazionali che dobbiamo osservare, ma per quel che ci riguarda come Comune dobbiamo semplificare tutto, aiutare e facilitare gli imprenditori ed i professionisti del settore edile».

E sul Patrimonio cosa intende fare?

«Bisogna attuare il federalismo demaniale e favorire la progettualità in corso. Pensi solo alle mura!»

Lei fa parte del gruppo di Verona Domani ma è anche iscritto Fratelli d’Italia. E’ conciliabile questa posizione? E come si trova nel nuovo partito?

Conciliabilissima: i principi e le idee sono gli stessi. Mi trovo bene. Peccato solo che il partito di Verona che ha dato il principale contributo al successo di FdI in Veneto non abbia avuto il giusto riconoscimento: Polato doveva fare l’assessore, non ci sono discorsi. Anche perché Verona ha ceduto il suo collegio senatoriale per risolvere un problema alla Meloni».

E guardando il futuro?

«Mi auguro che FdI, che deve il suo grande successo veronese ai nuovi gruppi che sono entrati nel partito, li coinvolga nella gestione e nelle scelte politiche».

Oggi il centrodestra a Verona è diviso: FdI e Lega da una parte, FI e Tosi dall’altra.  Ci sarà un centrodestra unito per le comunali del 2022?

«Me lo auguro. Mi sono sempre battuto per l’unità del centrodestra. Non solo perché uniti si vince, ma anche perché uniti vincere è più facile conclude sorridendo.