(di Gianni De Paoli) La dichiarazione a L’Adige del Presidente della Provincia di Verona, Manuel Scalzotto, titolare del 20,71 % della società Aerogest che raccoglie i soci pubblici della Catullo spa che gestisce l’Aeroporto di Verona Villafranca e di Brescia Montichiari è un segnale positivo perché riaccende i riflettori su uno dei più gravi problemi di Verona che viene volutamente e colpevolmente taciuto.
Se poi lo colleghiamo alle dichiarazioni rese nel tempo dall’on. Gianni Dal Moro, dall’allora consigliere regionale Stefano Casali e dall’on. Paolo Borchia si può desumere che stia prendendo forma un fronte politico trasversale finalizzato a mettere fine una volta per tutte all’asservimento agli interessi veneziani di una infrastruttura vitale per il nostro territorio e non solo, dato che un altro 30,7% della società Aerogest è in capo alla provincia di Trento, il cui presidente Maurizio Fugatti è leghista come Scalzotto. Entrambi rappresentano due province che hanno tutto l’interesse a sviluppare l’aeroporto anziché affossarlo come sta accadendo ormai da troppi anni per favorire quelli di Venezia e Treviso. C’è quindi una convergenza di interessi oltre che di colore politico fra due soci che assieme hanno la maggioranza di Aerogest. Convergenza che trova l’appoggio trasversale di personaggi politici onesti e di buon senso, anche di segno opposto, come Dal Moro e Casali, e di una larga parte dei cittadini veronesi che si sentono deprivati del loro aeroporto se non altro perché costretti ad andare a prendere l’aereo a Venezia o a Bergamo o a Milano.
Poi ci sono altri due soci: il Comune di Verona col 9,98% e la Camera di Commercio col 39,05%.
Quest’ultima esprime il presidente e la linea filo-veneziana che ha portato alla situazione attuale. Rimane il Comune di Verona che se da un punto di vista strettamente numerico non è determinante, lo potrebbe essere per ruolo e leadership politica. Ma tace.