(di Attilio Zorzi) Venerdì il Sindaco di Treviso, Mario Conte, ha annunciato sulle proprie pagine social, che dal 30 marzo 2021 l’aeroporto di Treviso “Canova” diventerà base Ryanair, con 45 rotte, sia nazionali che internazionali, su 60 totali del Veneto, delle quali ben 18 saranno nuovi voli. Ovviamente per il Sindaco di Treviso si tratta di una grande vittoria, così come lo è per la Regione Veneto ed il nostro presidente Luca Zaia, anche lui trevigiano doc, visto che implementare la capacità e migliorare la ricettività dell’aeroporto di Treviso è molto utile in vista delle Olimpiadi invernali di Milano – Cortina 2026. Tuttavia per Verona e i Veronesi si tratta, invece, di una grande sconfitta, l’ennesima nelle vicende che hanno riguardato il nostro aeroporto “Catullo”, da quando sono entrati i soci veneziani di Save.
Save è una società veneziana che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso e, dal 2014, è socia anche dell’Aeroporto di Verona e di quello di Montichiari; inoltre, detiene una partecipazione di minoranza nell’aeroporto di Bruxelles Charleroi. Basta entrare sul sito internet della società Save, per capire che essa non ha alcun interesse ad investire nell’aeroporto scaligero, e probabilmente, come in molti hanno ipotizzato, ha investito nell’acquisizione dell’aeroporto di Verona solo per eliminare il suo più pericoloso concorrente in Veneto.
La società delinea la propria strategia di crescita per il futuro sul proprio sito con queste parole: “Il modello gestionale del Sistema negli ultimi 10 anni si è basato su una strategia di utilizzo sinergico e complementare dei due scali di Venezia e di Treviso.”
Come possiamo leggere in queste due righe, si denota da parte di Save un chiaro interesse nel polarizzare il traffico aeroportuale, così come le rotte principali, nell’area orientale del Veneto, ed in particolare attorno alla città di Venezia. Una breve analisi economica è quindi doverosa, la strategia di Save è coerente: creare uno scalo forte a Venezia con rotte intercontinentali, principalmente per turisti, visto che Venezia è la città più turistica d’Italia, e uno scalo low-cost a Treviso per prendere il traffico europeo.
Verona e di conseguenza anche lo scalo di Brescia, restano invece marginali, con poche rotte sul Catullo, per lo più in periodo estivo e Montichiari ridotto a scalo merci, quando invece Verona, a differenza di Venezia e Treviso, ha bisogno anche di un aeroporto per business, vista la strategica posizione geografica e soprattutto la grande quantità di aziende ed attività presenti intorno alla città. Save ha scelto di non investire a Verona, perché chiaramente l’aeroporto scaligero sarebbe in breve tempo diventato più importante di quello veneziano, sia per la posizione molto più comoda, per un bacino d’utenza infinitamente superiore, sia perché la doppia vocazione della nostra provincia di meta turistica e centro economico-finanziario, avrebbe relegato Venezia in secondo piano.
Quindi entrati nel capitale del Catullo i veneziani di Save non hanno scelto di investire e crescere, ma di disinvestire e limitare. Infatti, sebbene il Veneto esca vittorioso da questo annuncio, Verona ne esce sonoramente (e nuovamente) sconfitta, e ci troviamo così con un aeroporto potenzialmente strategico e importantissimo, relegato a piccolo scalo turistico per i pensionati tedeschi.
Verona e i Veronesi non possono accettarlo, bisogna liquidare Save al più presto, tornare proprietari dell’aeroporto, ed investire come si deve in questa infrastruttura cruciale. Un pò di concorrenza farebbe bene anche a Venezia. In tutto questo però non si possono non ricordare le mancanze della politica veronese, poiché nella vicenda aeroporto, quest’ultima è risultata sempre incapace di farsi sentire e di far valere le istanze del territorio, delle aziende e dei cittadini, dopo l’errore di affidarsi a Save nel 2014.
Forse ora è troppo concentrata ed impegnata con i rimpasti di Giunta in città o con l’operazione AGSM, per preoccuparsi delle altre infrastrutture, ma bisognerebbe comprendere le priorità, perché è dalle infrastrutture strategiche e dai commerci che si creano ricchezza e crescita.
Certo, qualcuno, tra i nostri politici che ha alzato la voce c’è stato, ma è ancora troppo poco: Verona e i Veronesi meritano di più e per questo c’è bisogno che anche la nostra politica faccia un mea culpa e riparta dalle competenze, dalle idee e dal lavoro per costruire un futuro migliore. E per farlo, si potrebbe creare la prima finanziaria interamente Veronese, caricarla di equity e con questi capitali investire su Verona. Con una buona strategia infrastrutturale ed economica, potremo tornare protagonisti non solo nel Veneto ed in Italia, ma anche a livello internazionale.