(di Stefano Tenedini) È tutt’altro che finita la partita per il controllo di Cattolica: ieri infatti la Consob ha “avvisato” Generali che se la sua quota nel capitale della compagnia scaligera dovesse superare il 25%, il Leone di Trieste dovrà lanciare l’offerta pubblica d’acquisto. La nota è stata pubblicata oggi sul sito internet dell’autorità di controllo sulla Borsa, anche se il chiarimento viene fatto risalire alle scorse settimane. Secondo la prassi le compagnie non vengono citate, ma non vi sono dubbi su quali siano i destinatari della precisazione.
Il tema del possibile superamento della soglia che rende obbligatoria l’Opa nell’operazione nasce dall’ipotesi per cui le Generali avrebbero potuto esercitare il diritto di opzione sulle azioni di Cattolica risultanti dalla procedura di recesso. Recesso che, lo ricordiamo, era nel diritto dei soci che l’estate scorsa hanno disapprovato il passaggio di Lungadige Cangrande da cooperativa a SpA, prologo dell’ingresso di Generali. Alla Consob era stata la compagnia triestina a chiedere se in caso di un ulteriore acquisto di azioni a questo scopo (che non si è verificato) sarebbe stata esentata dall’Opa obbligatoria. Generali, da ottobre azionista di riferimento di Cattolica con un 24,4% dopo l’aumento di capitale riservato, voleva essere sicura che su quel fronte non ci sarebbero state sorprese. Ma non è andata così.
“Altri acquisti effettuati prima di un incremento partecipativo – eventualmente esentabile per “cause indipendenti dalla volontà dell’acquirente” – potrebbero presentare il carattere di volontarietà atto a inibire l’operatività di tale esenzione”, ha specificato la Consob, “ove gli stessi acquisti si rivelassero non marginali ai fini del superamento delle soglie rilevanti, tenuto anche conto della tempistica delle operazioni”. Reso più comprensibile grazie alla traduzione dai felpati termini finanziario-istituzionali, vuol dire che la compagnia triestina non potrà contare sull’esenzione, perché il superamento della soglia del 25% esercitando i diritti di opzione non è affatto ritenuta una “causa indipendente” dalla propria volontà.
In ogni caso, anche a causa del prezzo delle azioni definito per il recesso, che era superiore a quello attuale di Borsa, le azioni rimesse a disposizione dai soci sono risultate inoptate quasi totalmente. Come conseguenza Cattolica le ha ricomprate pagandole con quasi 113 milioni della riserva straordinaria corrispondenti a circa 8 punti percentuali a livello di Solvency II: quest’indicatore era pari al 205% a fine ottobre, post aumento di capitale da 300 milioni di euro riservato a Generali. Al termine del riacquisto, Cattolica Assicurazioni deterrà azioni proprie per il 12,2% del capitale sociale. Scomputando le azioni proprie, la partecipazione di Generali in Cattolica Assicurazioni sale implicitamente dal 24,5% al 27%.
Una nuova puntata della vicenda è prevista a gennaio, quando Cattolica dovrebbe lanciare un aumento di capitale in opzione da 200 milioni, con l’acquisto da parte di Generali delle eventuali azioni oggetto dell’inoptato. A completare lo scenario va ricordato che all’esordio dell’operazione l’Ivass (la vigilanza sulle assicurazioni) aveva autorizzato Generali a salire fino al 49,9%. Chiaro come l’authority voglia ribadire la rilevanza di tutelare i piccoli azionisti di Cattolica, seppur consapevole che l’operazione di rafforzamento patrimoniale del gruppo veronese si è sviluppata esplicitamente guardando a Generali. Cattolica altrimenti avrebbe faticato a reperire sul mercato investitori pronti a finanziare un aumento di capitale da 500 milioni con l’urgenza imposta dall’Ivass.
Da segnalare intanto che il Cda della società venerdì ha inoltre approvato la riorganizzazione proposta dell’AD, Carlo Ferraresi, volta a definire una nuova struttura di gruppo più snella e funzionale alle strategie di business, ai clienti e alle sfide del mercato. A conclusione del piano industriale triennale 2018-2020 la società e Valter Trevisani hanno concluso di comune accordo la loro collaborazione professionale. Nella stessa seduta il Cda ha nominato Marco Lamola, vice-direttore Generale con specifico focus per la Rete Agenti. A diretto riporto dell’a.d., oltre a Lamola, proseguiranno a essere gli attuali tre vice-direttori Generali: Nazareno Cerni con la responsabilità dei Danni Non Auto e Riassicurazione; Samuele Marconcini con il ruolo di COO al quale riporteranno in aggiunta alle precedenti responsabilità anche i Sinistri; e Atanasio Pantarrotas, Cfo di gruppo con l’aggiunta della struttura di M&A.