“Nell’ambito di un mercato del lavoro ancora stagnante nel mese di novembre, l’aggravarsi della situazione pandemica e l’adozione di nuove misure restrittive, che andranno ad incidere inevitabilmente su una stagione turistica invernale ormai già compromessa, prefigurano il rischio di una nuova fase negativa sul fronte economico e occupazionale per il Veneto. Un rischio che non possiamo permetterci”. 

Così l’Assessore regionale al lavoro Elena Donazzan commenta i nuovi dati della Bussola di Veneto Lavoro relativi all’andamento del mercato del lavoro in regione.   

A novembre il saldo dei posti di lavoro dipendente è negativo (-2.350), ma in linea con quello dello scorso anno (-2.648) e frutto di 31.791 assunzioni (-22%) e 34.135 cessazioni (-21%). Il bilancio occupazionale dell’intero 2020 risulta, invece, positivo per 20.180 posizioni lavorative, seppure di molto inferiore rispetto a quello registrato nel 2019 (+50.966). Dal confronto tra i due saldi deriva la stima della perdita occupazionale complessiva determinata dalla pandemia da Covid-19, che tra mancate assunzioni e rapporti di lavoro cessati ammonta, dunque, a circa 37.000 posti di lavoro.

Il turismo rimane il settore più colpito, nel quale si concentra il 39% della perdita occupazionale complessiva, pari a circa 14.000 posizioni di lavoro. Perdite significative, nell’arco del 2020, si registrano anche nel metalmeccanico (-5.000), nella logistica (-3.300), nel commercio all’ingrosso (-2.200) e al dettaglio (-2.100) e nell’occhialeria (-1.400). A novembre, per effetto degli andamenti stagionali, chiudono in terreno particolarmente negativo l’agricoltura (-1.700) e i servizi turistici (-3.200).  

“Gran parte della quantità di lavoro che stiamo perdendo quest’anno è rappresentata da lavoro a termine, che va ad incidere direttamente sulla capacità produttiva dell’economia regionale – spiega l’assessore Donazzan. – Basti pensare che lo scorso anno il lavoro a termine ha generato complessivamente 57 milioni di giornate di lavoro, quest’anno siamo fermi a 45 milioni. Significa che abbiamo perso 12 milioni di giornate di lavoro”. 

Sul fronte delle assunzioni, che consentono di descrivere più fedelmente gli effetti della pandemia, i settori più colpiti nel corso del 2020 risultano l’occhialeria (-63%), la concia (-39%) e, ancora, il turismo (-43%). Picco di assunzioni a novembre nel settore editoria-cultura a Venezia, per la gran parte riconducibili alle riprese cinematografiche che si stanno svolgendo in città e che hanno richiesto l’impiego, seppure per periodi di tempo limitati, di numerose comparse.   

Tutte le province mostrano nell’ultimo mese un sensibile calo delle assunzioni, in particolare Belluno (-40%), sulla quale pesano le difficoltà legate alla stagione turistica invernale, e Verona (28%), mentre le riduzioni più contenute si registrano a Rovigo (-11%) e Venezia (-16%), che rimane tuttavia il territorio più colpito nell’arco di tutto l’anno.  

Si conferma, infatti, in calo il numero di nuovi disoccupati: gli iscritti agli elenchi dei Centri per l’impiego del Veneto sono stati quest’anno 110 mila, il 17% in meno rispetto al 2019, mentre nel solo mese di novembre la flessione è stata del 30%.