(di Michele Bertucco) Entro il 31 dicembre 2020 il consiglio comunale dovrà approvare il piano di razionalizzazione delle aziende partecipate dal Comune di Verona, che anche per il 2020, dopo il 2019 e 2018 si chiude con un nulla di fatto. Ad esclusione della decisione di mettere in vendita le quote dell’A4, (operazione ancora in corso), il numero di aziende nelle quali il Comune detiene una quota di capitale fino al quarto livello resta infatti invariato: erano 106 nel 2019 e restano 106 anche alla fine del 2020.

L’amministrazione Sboarina si presenta in aula nelle stesse identiche condizioni della fine del 2019 senza aver messo ordine a questa selva di poltronifici che spesso sono rifugio per politici in cattive acque. Alcuni esempi: non è stata liquidata Aerogest per opposizione degli altri soci, in particolare Provincia di Trento e di Verona. La società Parcheggio Ponte Aleardi non è ancora stata fusa in Amt.

Si tratta dunque non di un problema tecnico, ma politico: questa amministrazione manca di forza, autorevolezza e prestigio, e le sue richieste non vengono nemmeno prese in considerazione dalle sue aziende partecipate. E intanto la cuccagna delle poltrone continua…

La situazione più vergognosa e grottesca è quella di AMIA: dopo tre anni e mezzo di mandato questa amministrazione e questa maggioranza non sono ancora in grado di delineare una strategia condivisa per Amia e per la gestione della raccolta dei rifiuti nella nostra città. Come avevamo sottolineato fin dall’inizio, la proposta di revoca del rischio project financing inviata dalla Giunta al Consiglio comunale (ancora nell’autunno 2019) si limita ad accennare all’ipotesi di gestione in house, come del resto era l’indirizzo approvato dallo stesso Consiglio comunale su proposta dei consiglieri Bonato e Paci, ma non esclude nemmeno la messa a gara del servizio.

Tutte queste decisioni sono da mesi sospese in attesa di chissà cosa. Non è possibile lasciare ancora a lungo i lavoratori e le lavoratrici in questo stato di incertezza, bisogna decidere. Vicenza ha già ridisegnato i confini di attività della sua multiutility, mentre a Verona tutto è ancora in alto mare.