(di Stefano Tenedini) Quasi 260 aziende e gruppi industriali sotto esame, con un fatturato complessivo di quasi 10 miliardi nel 2019. Sono i numeri su cui si è basata l’analisi curata da Stefano Ferrari, responsabile dell’ufficio studi di Siderweb, per valutare le performance dei bilanci delle imprese del settore dell’acciaio del Triveneto ottenute lo scorso anno. Un Nordest che anche nella siderurgia si trova al bivio tra la seconda ondata del Covid-19 e la ripartenza, è stato detto durante l’incontro online che ha chiuso gli appuntamenti dedicati a “Bilanci d’Acciaio” 2020. Considerati insieme Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia raggruppano il 15,8% del totale delle imprese italiane del settore e generano oltre il 18% del fatturato complessivo nazionale. La dimensione media delle imprese triveneto si conferma maggiore rispetto al resto d’Italia, sviluppando poco meno di 40 milioni di fatturato ciascuna contro i 33 milioni della media nazionale.

Alla vigilia di quello tsunami economico (oltre che sanitario) che si è rivelato il virus, non si può dire che il 2019 avesse avuto un andamento straordinario in termini di redditività. Con risultati certo poco brillanti per le società del territorio triveneto, a partire dalla riduzione del 4,7% del fatturato rispetto al 2018, per passare via via al – 3,1% del valore aggiunto, a un -12% per l’Ebitda e al -28% del risultato netto. “Rispetto alla media italiana il Nordest ha performato meglio sia per fatturato che per valore aggiunto”, ha spiegato Ferrari, “ma di contro anche la contrazione dell’utile è stata più alta della media nazionale». Entrando nel dettaglio dei singoli comparti in cui il campione è stato suddiviso (produzione, centri di servizio, distribuzione di acciaio, taglio lamiera e commercio rottame), invece, sono andati bene i centri servizio, mentre il settore più in difficoltà è stato quello del rottame.

Dal punto di vista dell’indebitamento, secondo il responsabile ufficio studi di Siderweb, “la situazione mostra segnali di miglioramento per tutti i segmenti esaminati e pare in media più sostenibile rispetto al resto d’Italia”. Il patrimonio netto nelle aziende del Triveneto si è rafforzato tra il 2018 ed il 2019, mentre resta da monitorare il costo del lavoro, che sta risentendo di un’accresciuta incidenza sul valore aggiunto: nel 2019 ci siamo attestati a tre punti oltre al resto d’Italia. “Il Nordest, così come il settore nel suo complesso, è reduce da un anno non entusiasmante dal punto di vista della redditività”, ha concluso Ferrari. “Con un 2020 difficile ormai alle spalle, non possiamo nasconderci che anche il 2021 si potrebbe concludere su valori inferiori al 2019. In questo contesto va invece colto come un segnale positivo la diminuzione dei debiti e il rafforzamento patrimoniale cui si è assistito”.

All’incontro hanno portato il loro contributo di analisi anche tre protagonisti del settore in Triveneto come Francesco Brunelli, presidente di Regesta, Enrico Fornelli delle vicentine AFV Beltrame e Andrea Gabrielli, leader dell’omonimo gruppo che ha base nel Trevigiano. Secondo Brunelli il settore ha reagito rapidamente alle criticità della pandemia, anche se con qualche differenza per comparti e dimensioni aziendali. Le imprese hanno bisogno di accelerare le operazioni e controllare meglio l’andamento degli impianti, il che comporta l’adozione di tecnologie innovative nei processi aziendali. Il virus ha imposto un maggiore ricorso al working, che porta a sostanziali riduzioni dei tempi, seppur non in tutta la filiera. Un aspetto interessante è il rapporto tra persone e automazione. “Le macchine saranno sempre più importanti, ma da sole servono a poco: per questo va posta grande attenzione ai collaboratori. L’azienda”, ha spiegato Brunelli, “deve approfondire le competenze, oltre a valorizzare e contaminare le varie esperienze presenti al proprio interno, da quelle più tradizionali a quelle moderne: è mescolandole nel modo giusto che il risultato migliora”.

Il 2020 per AFV Beltrame è stato un anno altalenante, con vendite a ondate per il ripristino delle scorte, sempre tenute basse a causa dell’incertezza per il virus. Ma ha anche visto la società vicentina siglare un accordo commerciale con Ferrosider, finalizzato a rafforzare la posizione di leadership sul mercato europeo dei laminati mercantili. L’anello debole della filiera del Nord-Est per Fornelli è la distribuzione. “La produzione, che negli anni scorsi era il cluster peggiore, è risalita perché si è aggiornata. Ma ora credo sia necessario cambiare il resto del settore siderurgico, anche per favorire aggregazioni dopo un 2020 tremendo per tutti. Sul 2021 c’è visibilità ridotta, ma dobbiamo essere ottimisti di poter mettere a frutto accordi e strategie, anche se”, ha concluso, “la prima parte dell’anno sarà la più difficile”.

“Il 2020 si sta rivelando migliore di quanto si temeva nella prima parte dell’anno, quando le attività hanno risentito in maniera decisa del blocco, provocando delle ricadute negative e cali di prezzo”, ha detto Andrea Gabrielli. “Poi però la ripresa è stata abbastanza veloce, più robusta e vigorosa di quanto pensassimo, portando anche a una repentina crescita dei prezzi, tanto che oggi i numeri sono decisamente più elevati di quanto si ipotizzava, sia per la domanda che per i prezzi stessi. Ipotizziamo quindi a fine 2020 un -10% rispetto al 2019, ma pensavamo potesse andare molto peggio”. Quanto al 2021 le previsioni sono di tenuta dei prezzi, anche perché la ripresa è globale e i mercati asiatici sono pronti a ripartire. Ora, ha concluso Gabrielli, “è importante pensare quali investimenti programmare. Ne faremo di sicuro, ma più che a possibili incrementi di capacità e volumi, punteremo a migliorare e personalizzare gli impianti, con l’obiettivo di far crescere la qualità del prodotto”.