I progetti di Dante a Verona 1321-2021 prevedono l’utilizzo di applicazioni tecnologiche innovative ai Beni Culturali. I lavori hanno coinvolto studiosi affermati e giovani menti e i risultati delle ricerche e delle analisi compiute su monumenti e su antichi codici manoscritti sono ora portati alla conoscenza del largo pubblico.
Progetti di ricerca
Il DNA di Cangrande della Scala: il progetto – frutto di una straordinaria collaborazione tra il Museo di Storia Naturale di Verona e il Museo di Castelvecchio con il Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona – ha un carattere scientifico a forte impronta innovativa e tecnologica. Sfrutta l’analisi del genoma per supportare e integrare la ricostruzione storica della vita del grande Scaligero, amico di Dante e, dallo stesso, celebrato in un canto della Divina Commedia. L’obiettivo è svelare il mistero che ancora aleggia intorno alla sua morte.
L’analisi del DNA è stata effettuata sul tessuto osseo della mummia di Cangrande, conservato al Museo di Storia Naturale. Il Laboratorio di Antropologia Molecolare e Paleogenetica dell’Università di Firenze si è occupato dell’estrazione del DNA antico dall’osso utilizzando una procedura ottimizzata a preservarne la qualità. Il DNA è stato quindi inviato al Laboratorio di Genomica Funzionale dell’Università degli Studi di Verona per il processo di arricchimento del DNA codificante e il successivo sequenziamento con lo strumento più potente oggi disponibile, l’Illuminal NovaSeq 6000. I geni sono stati letti producendo circa 62 milioni di sequenze di DNA. Attraverso una procedura bioinformatica dedicata all’analisi del DNA antico, le differenze presenti nei geni (varianti genetiche) rispetto al DNA di riferimento sono state identificate allo scopo di rivelare quelle che possano aver influito negativamente sulla salute di Cangrande, la cui morte non ha cause certe. Si cerca di scoprire, infatti, se fu avvelenato o se invece morì a seguito di cure errate per disturbi cardiovascolari.
Presentazione al Museo di Castelvecchio e al Museo di Storia Naturale nella nuova sala espositiva dedicata ai laboratori visibili (marzo 2021).
La Biblioteca al tempo di Dante: presentazione del lavoro condotto da tecnici, ricercatori e studiosi dell’Università di Verona nell’ambito del Laboratorio di Studi Medievali e Danteschi (LaMeDan)allestito presso la Biblioteca Capitolare e frutto di un’apposita convenzione stipulata fra l’Università di Verona e la Fondazione Biblioteca Capitolare. Il progetto ha come obiettivo principale lo studio e la digitalizzazione dei manoscritti della Biblioteca Capitolare di Verona dal nucleo più antico all’epoca di Dante Alighieri. L’attuale attività di ricerca del LaMeDan si dispiega lungo tre linee principali: lo studio e la catalogazione dell’intero patrimonio manoscritto della Capitolare, sia i manoscritti della Biblioteca che la documentazione dell’Archivio; la diagnostica di codici e pergamene e la loro digitalizzazione ad altissima definizione; la realizzazione di un catalogo elettronico e di una banca dati open access che permetta di fruire sia delle descrizioni di codici e pergamene d’archivio sia delle loro riproduzioni digitali.
Progetti di restauro e indagine diagnostica
Restauro del Monumento a Dante Alighieri in Piazza dei Signori: l’opera fu realizzata nel 1865 dal giovane scultore Ugo Zannoni, che vinse il concorso indetto dalla Società di Belle Arti dell’Accademia di Agricoltura e Scienze in occasione delle celebrazioni del sesto centenario della nascita di Dante Alighieri. Fu inaugurata alle quattro del mattino nella notte tra il 13 e il 14 maggio del 1865 per scongiurare la reazione degli Austriaci, allora al governo della città scaligera, che vedevano in questo monumento il valore simbolico di italianità e di agognata libertà dallo straniero.
Restauro del Mastio di Castelvecchio: l’avvio dei lavori è legato al finanziamento statale nell’ambito del progetto Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati, in collaborazione con l’Associazione Amici dei Civici Musei d’Arte di Verona.
Campagna di indagini diagnostiche finalizzate al restauro dell’Arca di Mastino II presso le Arche Scaligere: il progetto è realizzato in collaborazione con Università di Verona, Dipartimento Culture e Civiltà; Dipartimento CUCI e Dipartimento di Informatica; Ufficio UNESCO del Comune di Verona e Università di Pavia, Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura – DICAr per la parte del rilievo architettonico digitale dell’Arca. In questo quadro di indagini multidisciplinari integrate si sperimenterà una tecnica innovativa che consentirà una fruizione tattile della statua equestre di Mastino II a persone ipovedenti.
Le Arche Scaligere, poste accanto alla Chiesa di Santa Maria Antica, custodiscono le spoglie della famiglia della Scala e sono tra le mete immancabili per chi visita Verona. Mastino II, successore di Cangrande della Scala, portò la Signoria scaligera all’apice della sua potenza: il suo dominio si estese su gran parte del Veneto, Brescia, Parma e Lucca. Ciò ebbe riflessi anche sul cimitero di famiglia, il cui completo rinnovo fu affidato al “Maestro delle Arche Scaligere” e portò all’aspetto che ancora oggi presenta. All’interno di un recinto ornato da statue, i lapicidi e gli scultori rinnovarono l’arca di Cangrande e innalzarono il monumento funebre dello stesso Mastino II, oggetto dell’attuale campagna di studi.