(di Giovanni Serpelloni) Purtroppo, in questo periodo natalizio dove cene e pranzi presso i ristoranti erano un rito comune, è necessario ricordare la pericolosità della frequentazione di questi luoghi e quanto le misure prescritte e messe in atto in Italia siano insufficienti perché dettate da inconsistenti prove scientifiche di efficacia e sicurezza delle misure consigliate. Spiace molto, soprattutto per i ristoratori che stanno soffrendo una grave crisi economica, riportare queste notizie ma si ritiene prioritario informare i possibili frequentatori di questi luoghi di questo rischio.
Uno studio Coreano riporta chiaramente le “Prove di trasmissione di goccioline a lunga distanza contenenti SARS-CoV-2 tramite flusso diretto d’aria in un ristorante in Corea” (Keun-Sang Kwon et al. 2020)
La modalità di trasmissione della sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 è nota principalmente come trasmissione di goccioline (droplet). Tuttavia, è emerso un recente argomento sulla possibilità di trasmissione aerea attraverso microparticelle (<di 10 micron) sospese nell’aria che risentono, per il loro movimento, dei normali flussi aerei ambientali (condizionatori, ventilatori, apertura e chiusura di porte, passaggio di persone ecc.) e che si ritrovano facilmente nei ristoranti.
Il 17 giugno, si è verificata un’epidemia di coronavirus 2019 (COVID-19) in Corea associata alla trasmissione di goccioline a lunga distanza. Questo fenomeno è stato studiato nel dettaglio. L’indagine epidemiologica è stata implementata sulla base di interviste personali e raccolta di dati su immagini televisive a circuito chiuso e dati sulla posizione del telefono cellulare. Nel ristorante considerato il sito di esposizione, sono stati studiati la direzione e la velocità del flusso d’aria con speciali anemometri, le distanze tra i casi e il movimento dei visitatori.
Risultati sintetici: in questo focolaio sono stati identificati 3 casi in totale ed è stata misurata la velocità massima del flusso d’aria di 1,2 m / s tra l’infettore e l’infezione in un ristorante dotato di condizionatori d’aria a soffitto. Il caso indice è stato infettato a 6,5 m di distanza dall’infettore e 5 minuti di esposizione senza alcun contatto diretto o indiretto. Conclusione: la trasmissione di goccioline può avvenire a una distanza maggiore di 2 m se il flusso d’aria è diretto da una persona infetta. (https://jkms.org/DOIx.php?id=10.3346%2Fjkms.2020.35.e415&fbclid=IwAR3r1qIWeIHLXYvNhrkIXjGYoCbB1tyc-NzdFcUKdeG4gVww0CCVdu4Bd30)
Anche altri studi nei ristoranti in Cina hanno dimostrato questo fenomeno, così come altre ricerche sul droplet e sulle microparticelle che viaggiano in sospensione aerea per molti metri. https://wwwnc.cdc.gov/eid/article/26/7/20-0764_article
Anche da qui la nostra critica sull’inconsistenza come misura di sicurezza adottata dal Governo, di un solo metro di distanza. https://extension.okstate.edu/fact-sheets/coronavirus-sars-cov-2-and-the-covid-19-pandemic-what-is-it-and-how-does-it-spread.html https://extension.okstate.edu/fact-sheets/coronavirus-sars-cov-2-and-the-covid-19-pandemic-what-is-it-and-how-does-it-spread.html
Se consideriamo queste evidenze e il fatto che necessariamente per mangiare dobbiamo togliere la mascherina e permanere in questi ambienti mediamente un ora, purtroppo restano poche alternatine alla decisione giusta da prendere in un momento dove la circolazione del virus nella popolazione è al massimo e le strutture sanitarie sono ormai sature di malati e non più in grado di ricoverare.
Mi chiedo quindi che senso abbia da un punto di vista di sanità pubblica parlare di “tregua natalizia” o di “ridurre le restrizioni” o di “permettere il movimento tra comuni e regioni”. Sicuramente una situazione molto penosa e disagiante quella che la condizione epidemica ci richiederebbe ma non credo che vi siano alternative: Natale in casa è più sicuro. Meno cenoni e assembramenti (shopping compreso) e meno malati e decessi dal prossimo mese. Cinica certezza matematica.