(di Gianni De Paoli) C’è qualcosa che non va in Italia. Ieri al primo weekend natalizio la gente ha riempito le vie dello shopping creando quegli assembramenti che si continua a raccomandare di evitare. Sarà così per tutte le feste. Ci stiamo costruendo consapevolmente la terza ondata. Terza per modo di dire, perché la seconda non è mai finita: morti e ricoveri non sono mai tornati nella norma o a cifre accettabili.
C’è da chiedersi perché la gente si comporti così, che cos’abbia nella testa. Al nord come al sud. Manca la consapevolezza del pericolo. Manca il senso civico. Manca il rispetto per i malati, per i morti, per i medici e gli infermieri. Manca la capacità di comprendere che ci stiamo rovinando con le nostre mani. Eppure le regole ci sono. E sono note anche ai bambini. Perché? Perché ci sono così tante persone che se ne fregano?
Come sempre il problema sta nel manico. Le regole non bastano se non sono condivise, se i cittadini non sono partecipi o convinti della loro validità. E per ottenere questo ci vuole innanzitutto autorevolezza. Che è quella che manca a Conte, percepito dalla gente come uno capitato lì per caso, più che come uno che sa il fatto suo, che ha esperienza, di cui ci si può fidare. Tutt’altra cosa rispetto a Vladimir Putin o ad Angela Merkel, che con un discorso accorato è riuscita in quattro e quattr’otto a farsi seguire dal Parlamento tedesco a decidere il lockdown per la Germania. Manca l’autorevolezza. Vuoi mettere se invece di Conte a dettare le regole ci fosse un Andreotti, un Pertini, un Cossiga o un generale Dalla Chiesa? Per gli italiani sarebbe più facile convincersi che bisogna stare a casa. Invece abbiamo Conte e il suo governo litigioso di dilettanti allo sbaraglio che non ispirano alcuna fiducia. Ed ecco il risultato: l’Italia è la peggiore d’Europa per morti e contagi.