“Il modello virtuoso del Veneto, ammesso che sia così, a Verona non c’è: ospedali e case di riposo sono in grave affanno. Occorre intervenire con provvedimenti restrittivi, come è stato fatto in altre Regioni perché non tutto il territorio è omogeneo. Il presidente Zaia si coordini con il sindaco di Verona Sboarina, ma anche con altri sindaci della provincia, e decida autonomamente maggiori restrizioni senza attendere il Governo: ne ha facoltà, non serve un nuovo referendum. Non è sufficiente appellarsi in modo più o meno brusco alla responsabilità dei cittadini, che beninteso deve essere tra gli stessi sempre presente. Basta con il paternalismo, sono le istituzioni a dover dare risposte”. Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della commissione Sanità a Palazzo Ferro Fini rilancia l’allarme sulla diffusione dell’epidemia Covid 19 nel territorio scaligero e aggiunge: “Bisogna agire in fretta, perché con l’avvicinarsi delle feste, lo shopping natalizio e la voglia legittima di incontrare parenti e amici, la situazione pandemica rischia davvero di precipitare”.
“I dati ad oggi sono drammatici. Lo stesso prof. Crisanti si è dichiarato sorpreso del fatto che il Veneto sia ancora in zona gialla invece di essere zona arancione o addirittura rossa. I veronesi infetti – prosegue la consigliera – sono attualmente 17mila, nelle case di riposo un ospite su cinque è positivo a fronte di una media regionale del 12,8%, e le vittime hanno superato quota 550, quasi il doppio rispetto a quelle dell’Azienda Ulss 2 che è la seconda per numero di morti. Gli ospedali – ribadisce la consigliera – sono vicini al collasso e non solo per quanto riguarda le malattie infettive. Al Magalini di Villafranca i 20 posti letto di terapia intensiva attivati sono tutti occupati e non c’è più personale disponibile, i 30 previsti dal piano restano quindi sulla carta. A questi si aggiungono altri 88 pazienti Covid in area non critica. Anche nei Pronto soccorso la situazione è al limite: Borgo Roma e Borgo Trento sono pieni e le ambulanze stanno fuori”.
“Ricordo – conclude Anna Maria Bigon – che la programmazione prevista in fase 5 prevede che Borgo Roma diventi Covid Hospital, e gli altri pazienti dove andranno? Cosa deve ancora accadere perché si intervenga seriamente?”.