(di Carlo Rossi) « I dati che da poco abbiamo analizzato appaiono promettenti e ci fanno ben sperare per un superamento del gap generato dal periodo più duro della pandemia. Dovremmo riuscire a mantenerci sui livelli, già ottimi, del 2019. Chiuderemo sostanzialmente stabili, anche se un leggero incremento di imbottigliato e venduto non mi sembra del tutto fuori portata. L’anno scorso abbiamo venduto circa 60 milioni di bottiglie fra Doc e Docg; quest’anno chiuderemo con le stesse quantità: quanto perso in horeca è stato recuperato nella Gdo Italia soprattutto con Ripasso, più 5%, e Amarone. Le nostre giacenze non ci preoccupano. Siamo perfettamente in linea con le aspettative grazie anche al corretta gestione produttiva della vendemmia 2020: i prezzi delle uve sono assolutamente in linea con la vendemmia 2019 e questo denota l’equilibrio della filiera nella sua interezza» .
Christian Marchesini dallo scorso agosto è tornato a guidare il Consorzio della Valpolicella, una filiera composta al 70% da piccoli produttori, agricoltori che costituiscono la base sociale di un prodotto che ogni anno genera oltre 600 milioni di euro di giro d’affari. A lui il compito di trarre un primo bilancio del più tribolato millesimo della storia recente del vino italiano.
«Da preservare saranno sempre di più il territorio e il marchio collettivo, due asset fondamentali in chiave di sostenibilità e di mercato che nel corso della passata gestione hanno registrato sviluppi importanti e che oggi intendiamo portare avanti con la stessa attenzione».
Il settore del vino veronese che si presenta in questo fine 2020 ancora assai dinamico, dove le scalate non mancano. Non tutte riuscite tuttavia. Come il recentissimo no della Cantina di Custoza alla dinamicissima Cantina di Valpantena, dopo aver acquisito Cantina Colli Morenici di Ponti sul Mincio. Consorzio Valpolicella isola felice dunque.
«Non scherziamo, i problemi non mancano nemmeno qui. Ma con piacere posso dire che, sarà una circostanza, ma da quando io sono entrato in consorzio, circa dodici anni fa, le aziende sono aumentate di quasi duecento unità, in un fazzoletto di terra come la Valpolicella, e costituite prevalentemente da giovani sotto i trentacinque anni. La passione per la terra, ha fatto scegliere ai giovani di proseguire insieme con il Consorzio. Questo percorso e con l’aiuto reciproco stiamo raccogliendo i frutti del nostro lavoro e stiamo raggiungendo a piccoli passi gli obiettivi della nostra attività. Il Valpolicella è oggi un consorzio unito, dove le decisioni si prendono insieme, vivace, che da grande importanza alla sostenibilità, chiave di volta per il futuro».
Parliamo di mercati?
«Quest’anno conferma leader i nostri storici mercati di sbocco: Germania , Svizzera, Nord Europa, Danimarca, Canada e Usa. Anche i monopoli della Scandinavia e del Canada hanno sostenuto la richiesta con punte di più 14% per l’Amarone. Poi un po’ di contributo ai nostri margini è arrivato dall’ Asia, Cina in particolare, ma l^ dobbiamo ancora lavorare molto».
Come sta andando il progetto Valpolicella Patrimonio Unesco che sembra in impasse?
«Ricordo che Il Consiglio regionale del Veneto ha votato all’unanimità una mozione affinché la Valpolicella, terra dei vini Amarone e Recioto, concorra ad entrare nei siti riconosciuti dall’Unesco. La mozione impegna la Giunta regionale a garantire ogni sostegno e, a partire dal bilancio regionale di previsione 2020, il finanziamento necessario, per la redazione dei dossier e per l’ottimale presentazione della candidatura a patrimonio dell’Unesco delle tecniche di appassimento dei vini Amarone e Recioto, con relativa valorizzazione dell’area di produzione vinicola della Valpolicella. Speriamo in un passo più spedito nel 2021 . Poter raggiungere, nell’anniversario della morte di Dante, questo traguardo sarebbe splendido».