(articolo in aggiornamento) Voi scegliete le Generali? senza dirci nulla? e allora noi ci prendiamo il 100% di Vera Vita rilevando il vostro 65% del capitale. Il Banco BPM stacca un assegno da 335 milioni€ per rilevare una quota pagata dalla compagnia scaligera 850: in cauda venenum, insomma. E ampio spazio agli avvocati… La comunicazione è arrivata a Borsa chiusa e non deve essere stata accolta con larghi sorrisi in Lungadige Cangrande, anzi. Anche perché il Banco BPM non le ha mandate a dire: «La comunicazione di esercizio dell’opzione di acquisto trasmessa a Cattolica riporta le ragioni che portano a ritenere che l’esecuzione, in data 23 ottobre 2020, dell’operazione societaria e industriale tra Assicurazioni Generali e Cattolica, annunciata al mercato il 25 giugno scorso, abbia determinato un cambio di controllo su Cattolica e pertanto dia titolo a Banco BPM a esercitare l’opzione di acquisto della quota detenuta da Cattolica nel capitale delle joint venture. Nella propria comunicazione Banco BPM ha anche precisato, formulando ogni riserva al riguardo, di non aver avuto accesso, nonostante ripetute richieste formulate a Cattolica, alla documentazione relativa all’ingresso di Assicurazioni Generali nel capitale di Cattolica ed ai connessi accordi industriali avendo peraltro Cattolica sin qui contestato, nella corrispondenza intercorsa, che si sia verificato un cambio di controllo» così la nota ufficiale del Banco.

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E ancora: «Il diritto ad acquistare le partecipazioni pari al 65% del capitale detenute da Cattolica nelle joint venture è stato attribuito a Banco BPM da Cattolica nell’ambito del patto parasociale sottoscritto a marzo del 2018 al ricorrere, tra gli altri, del cambio del controllo anche di fatto di Cattolica da parte di una compagnia assicurativa che svolga, o controlli (direttamente o indirettamente) tra gli altri una società che svolga, servizi o attività bancari in Italia. Il Patto prevede che l’acquisto della quota del 65% delle joint venture avvenga ai c.d. “own funds” (escluse le passività subordinate) ed è quindi stato calcolato dalla Banca in Euro 335,7 milioni circa (sulla base del dato disponibile al 30 giugno 2020). Gli impatti a breve sul capitale derivanti dall’acquisto delle suddette partecipazioni sono alternativamente stimati in 5 bps ovvero 60 bps, a seconda che sia o meno autorizzata l’applicazione del c.d. Danish Compromise, e sarebbero pienamente sostenibili tenuto conto sia dell’attuale elevato ammontare del CET 1 della Banca sia delle possibili opzioni di valorizzazione della partecipazione».

Immediata la replica di Cattolica Assicurazioni: «La posizione assunta dal BancoBPM è del tutto priva di fondamento, sotto ogni profilo, non trovando riscontro in alcuna previsione né di legge né di contratto come attestato da autorevoli pareri legali indipendenti e dagli orientamenti espressi dalle Autorità di Vigilanza, in particolare col provvedimento di autorizzazione rilasciato da IVASS all’ingresso di Generali nel capitale.
Sull’iniziativa di BancoBPM – che ha effetti solo potenziali e del tutto teorici,
perché integralmente e radicalmente contestata dalla Società, che anzi
ritiene di avere rilevanti crediti derivanti dagli inadempimenti del BancoBPM
agli accordi di Bancassicurazione – ci si riserva ogni azione a tutela della posizione di Cattolica anche sul piano risarcitorio e reputazionale. Si segnala che, al 30 settembre 2020, la cessione in favore di BancoBPM delle partecipazioni detenute da Cattolica in Vera Vita e in Vera Assicurazioni avrebbe potuto determinare un effetto negativo pari a -€377 milioni sul conto economico IAS/IFRS del Gruppo. Al contrario, l’impatto sulla posizione di solvibilità alla medesima data sarebbe stato positivo per ca. 15 p.p. sul S-II ratio del Gruppo Cattolica (portandolo a ca. 176% rispetto al valore comunicato pari a 161%).

Vera Vita era nata con il nome BPV Vita il 31 marzo 2000 a Verona costituita da Società Cattolica di Assicurazione, che ne deteneva il 50%, Banca Popolare di Verona, col 35% e il Credito Bergamasco col restante 15%. Oggi detiene il 100% della compagnia assicurativa irlandese Vera Financial DAC e Vera Assicurazioni (che detiene il 100% di Vera Protezione). La sua raccolta diretta (a bilancio 2019) è di circa 1,5 miliardi € attraverso la rete degli sportelli del Banco e di Banca Aletti. Nel 2019 aveva chiuso con un utile di 48 milioni€ a fronte di una perdita di 2,3 milioni registrata nel 2018.