(di Giovanni Serpelloni) Come medici e come cittadini assistiamo impotenti ed allibiti a ciò che sta succedendo nelle nostre straordinarie strutture sanitarie. Bravi e impegnati operatori in questi mesi sono stati mandati allo sbaraglio e portati allo stremo da una combinazione di fattori non più accettabili: leadership e dirigenze di alto livello (qui la denuncia dei sindacati) che si sono dimostrate nei fatti impreparate e non competenti ad affrontare complessi problemi sanitari di questa portata (non me ne vogliano, ma basta leggere il loro curriculum e la loro storia professionale dove non compare nulla di specifico e specialistico a questo proposito) e contemporaneamente una folla di persone irresponsabili che non vogliono rinunciare alla frequentazione in assembramento sociale di piazze, vie dello shopping, bar e ristoranti e mezzi pubblici.
Ora il sistema sanitario regionale ed in particolare quello veronese è saturo e fortemente stressato. Non ci sono più posti letto disponibili, annunciano tristi e preoccupati i direttori sui giornali. Ora come medici, infermieri e personale di supporto ci stiamo chiedendo perché dobbiamo sopportare ancora condizioni di lavoro massacranti e rischiose per noi e le nostre famiglie. Ora noi sanitari ci si rende conto che siamo gli unici a rischiare oltre che la salute anche la sicurezza e il posto di lavoro.
Avevamo il tempo per intervenire sia sulla popolazione, sia sul sistema sanitario territoriale (direzioni, ULSS, medici di medicina generale, Farmacie, punti di diagnosi precoce, contact tracing, laboratori e terapie domiciliari precoci, ecc.) e non è stato fatto. Qualcuno ci vuole spiegare con parole semplici e dirette perché?
Purtroppo una visione miope e comportamenti organizzativi francamente inadeguati e spesso orientati più all’autotutela “posizionale” che ad assumersi i rischi di innovare in poco tempo il sistema alla nuova situazione, hanno portato a questo disastro. E non erano mancati, a tempo debito, gli avvertimenti e le richieste ben argomentate e costruttive. Restano comunque sorprendenti gli operatori della sanità veneta e veronese in particolare, che con il loro senso del lavoro e del dovere stanno ancora sostenendo e facendo l’impossibile per dare risposta a questa emergenza che ormai ci ha chiaramente travolti. La “nave” è piegata su un fianco. Non oso pensare che cosa succederà tra qualche settimana quando arriverà la terza ondata.
Speriamo tutti di non dover vedere anche scene alla “Schettino” mentre la nave affondava. Ma nel contempo spiace vedere ancora sui giornali le stesse facce che hanno portato a questa situazione organizzativa farsi megafono e sirena di allarme e colpevolizzare senza un minimo di autocritica, ma addossando le responsabilità solo ai comportamenti di una popolazione scellerata, scotomizzando così i propri deficit e la propria impreparazione. L’incompetenza tecnico scientifica paga sempre in un modo o nell’altro.
Si leggeva su un vecchio libro militare della prima guerra mondiale: “In tempo di guerra mettete i generali incompetenti e gli ammiragli che non sanno tracciare la rotta, in trincea e forse capiranno i loro errori. Toglieteli dai posti di comando prima che facciano danni irreparabili e sostituiteli con persone dotate di merito e di operoso silenzio. Prima di tutto tutelate, più di voi stessi, i vostri coraggiosi e fedeli soldati da queste persone se volete vincere la battaglia e date alla popolazione poche ma chiare regole da far rispettare veramente e il Regno del popolo ritroverà il senno e la vita“.