Cinquemila in Italia, trecento nel Veneto. Svolgono l’80% del lavoro del penale monocratico ed il 40% del civile senza limiti di importo. Eppure sono dei lavoratori precari il cui datore di lavoro non vuole mettere in regola: è lo Stato, attraverso il ministero di Grazia e Giustizia, ed è già stato condannato dalla Corte di Giustizia Europea che ha sentenziato venga sanato questo vero e proprio sfruttamento.
Anche nel Veneto, come in molti altri Tribunali italiani, cresce la protesta dei Magistrati Onorari, da decenni precari della giustizia, che manifesteranno con un flash mob il loro disagio e disappunto per le mancate risposte del governo alle loro rivendicazioni. Oggi, nel Campiello davanti all’ingresso del Tribunale di Venezia a Rialto, una rappresentanza dei Giudici di Pace (GdP), Giudici Onorari di Tribunale (GOT) e Vice Procuratori Onorari (VPO), di tutto il Veneto, con una rosa rossa e un Codice tra le mani, ha manifestato la propria solidarietà ai colleghi di Palermo e di Parma che hanno intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro la mancata attuazione della sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha riconosciuto ai magistrati onorari gli elementari diritti di adeguata retribuzione, malattia, ferie, maternità, tutele di cui sono attualmente privi, equiparando le loro prestazioni al rapporto di lavoro, e la ormai prossima entrata in vigore della riforma Orlando che penalizza ulteriormente la loro già difficile situazione, chiedendo quindi il riconoscimento di diritti e di adeguati compensi per il lavoro che svolgono quotidianamente nelle aule di Giustizia.
Nei giorni scorsi sono state organizzate manifestazioni a Roma, davanti alla Cassazione, a Milano, a Bologna, a Firenze, a Pisa, a Latina, ad Ancona, a Napoli, a Salerno, a Bari, a Trani, a Palermo e sono in fase di attuazione a Genova, Perugia e in molte altre città, flash mob nell’ambito dei quali i 5000 giudici onorari danno voce alla protesta.
Nel silenzio assordante del Ministro della Giustizia, hanno invece espresso solidarietà le associazioni di magistrati professionali quali l’ANM, Magistratura Democratica, molti Presidenti di Tribunale (compreso Salvatore Laganà che presiede il Tribunale di Venezia) e Procuratori della Repubblica ed esponenti parlamentari che a gran voce rivendicano per i Giudici Onorari diritti e retribuzioni adeguate.
E’ un’onda lunga che investe il paese e le rose stanno a ricordare lo sciopero del pane e delle rose (Bread and Roses Strike) dei lavoratori immigrati a Lawrence (Massachusetts) nel 1912 che protestarono per la riduzione delle ore di lavoro e di retribuzione, situazione quanto mai simile a quanto si verificherebbe se entrasse in vigore la così detta riforma Orlando che limiterebbe l’attività di udienza dei magistrati onorari, con ulteriore riduzione dei compensi, già ridicoli, previsti per € 98,00 lordi per udienza nella quale vengono trattate anche fino ad una cinquantina di cause.
L’emergenza Covid ha fatto esplodere una situazione già da troppo tempo in attesa di correttivi, stante il rischio di contrarre il contagio nell’esercizio dell’attività pur sapendo che, in caso di malattia, i giudici onorari non hanno diritto ad alcun ammortizzatore, non essendo loro riconosciuta assistenza sanitaria e previdenziale. Inoltre perderebbero anche la retribuzione costituita dall’indennità, non potendo tenere udienze e non sarebbero destinatari di alcun tipo di indennizzo nonostante sia a loro carico circa il 40% delle cause civili ed oltre l’80% del penale monocratico, per non parlare dell’ufficio dei giudici di Pace.
Ad alimentare la protesta, hanno contribuito anche le sconcertanti parole del Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede che, lo scorso 19 novembre, in risposta a un’interpellanza parlamentare, ha detto che l’esistenza della Magistratura Onoraria “è legata alla finalità di contenere il numero dei Togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della Magistratura professionale”, frase che non lascia dubbi circa la sua interpretazione. Sono dunque i giudici Onorari che, portando avanti almeno il 50% complessivo del comparto giustizia, secondo l’apodittica affermazione del Ministro, permettono allo Stato di pagare gli stipendi ai magistrati togati. Tale affermazione risulta offendere pesantemente la funzione e dignità della magistratura tutta.
In una nota, i magistrati onorari sottolineano come: «Gli art. 104 e 108 della Costituzione, tra gli altri, sanciscono l’assoluta indipendenza ed autonomia dei magistrati e delle persone che partecipano all’amministrazione della giustizia, autonomia e indipendenza che possono essere garantite solo da un adeguato e dignitoso stipendio e da un adeguato numero di magistrati, che lo Stato, pertanto, deve garantire e riconoscere. La Magistratura Onoraria sollecita lo Stato a provvedere, con decretazione di urgenza, l’immediata risoluzione dei problemi denunciati e, in mancanza di immediata e sollecita risposta, valuterà ulteriori forme di protesta».