Per MuVen, la prossima multi ultility di Verona e Vicenza che nascerà il primo gennaio ’21 dall’incorporazione di AIM Vicenza in AGSM Verona, si sta profilando un dream team di guida.
La presidenza di Stefano Casali significa una rinnovata sensibilità politica nella figura apicale della società, una caratteristica indispensabile per mantenere il dialogo coi due azionisti nel delicato bilanciamento dei pesi e dei contrappesi della multi utility del Veneto occidentale: ci sono altre diciotto nomine da fare nei prossimi giorni soltanto considerando i consigli d’amministrazione delle società operative e oltre al manuale Cencelli sarà fondamentale, per il successo dell’operazione, individuare le migliori competenze interne fra le dirigenze operative di Verona e Vicenza per mettere le persone giuste al posto giusto.
Facile prevedere che la “costruzione” organizzativa di MuVen porterà via diversi mesi e andrà realizzata usando tatto e diplomazia. C’è poi la partita con la Regione: in che modo confermerà le dichiarate intenzioni di partecipare alla realizzazione di una multi utility veneta? Anche qui conteranno le relazioni personali fra il neopresidente e la Giunta Zaia dove non “neutro” il ruolo che potrà fare l’ex tesoriere della Lega in Veneto ed ex amministratore unico di AIM, Gianfranco Vivian, ora anch’egli nel cda di MuVen. Teniamo conto che, contrariamente alla Toscana che sta varando una newco davvero regionale nei servizi e nell’energia, praticamente tutte le realtà pubbliche venete di un certo peso sono già state comprate da operatori nazionali e sul mercato restano, di fatto, poche realtà di dimensione provinciale. A meno che non si voglia andare ad acquisire società private, fondamentalmente dei reseller, e quindi acquisirne i contratti in essere. Operazione possibile, ma costosa se si tratta di realtà di una certa dimensione.
Altra partita da giocare saranno le alleanze nazionali: A2A, dopo la sbugiardata dell’infungibilità ed il cambio del suo top management, ha annunciato un cambio di strategia: basta con le logoranti trattative con gli enti locali, si va di cash mettendo sul piatto peso economico, relazioni politiche e prestigio aziendale. Restano quindi sullo sfondo le due realtà atesine – Alperia e Dolomiti Energia – che hanno il vantaggio non indifferente della contiguità territoriale e della produzione di energia da fonti rinnovabili. Qui giocherà l’esperienza del consigliere delegato individuato dal sindaco, Federico Sboarina: l’ingegnere novarese Stefano Quaglino, laurea in ingegneria elettronica al Politecnico di Torino, e quindici anni di lavoro in Dolomiti dove ha seguito anche le rinnovabili. Il tema non è solo green washing: Agsm ha in concessione una centrale idroelettrica in Trentino più diversi parchi eolici di cui uno in realizzazione, ma molto contestato, in Toscana. La concessione andrà in scadenza e tornerà negli asset della Provincia Autonoma di Trento. Un polo atesino dell’energia – da Bolzano a Verona – potrebbe essere uno dei più rilevanti in Italia nella produzione.
Quaglino ha anche un altro vantaggio: ha girato l’Italia, dal Piemonte al Molise, e nel suo lungo percorso professionale c’è la conoscenza diretta di uno dei player privati più importanti del Nord, Vivigas della famiglia Bolla, oltre 500 milioni di fatturato, avendo lavorato nella controllata lombarda: Erogasmet. Conoscere il parterre industriale scaligero può rappresentare un valore aggiunto per il manager piemontese in una stagione di ricostruzione dei rapporti in città.
Resta poi la terza opportunità di dream team: Federico Testa, presidente di Enea, che è disponibile a guidare il Collegio sindacale di MuVen in quota alle minoranze. Competente della materia, lo è. In ottimi rapporti col sistema politico ed industriale, anche (sta gestendo il delicatissimo dossier della fusione nucleare, il vertice della ricerca mondiale e quasi un miliardo di commesse per l’industria nazionale). Che si limiti a guardare i conti non è né pensabile né auspicabile dato che porta un valore aggiunto immenso (pensiamo soltanto al potere che oggi ha Enea nella gestione dei contributi al 110% che rappresentano un potenziale enorme per una multi utility ben guidata). E del dream team, Testa sarebbe quello che conosce meglio la macchina Agsm (dove è stato vicepresidente) e potrebbe sostenere il ruolo e la crescita del management scaligero che sino ad oggi ha tenuto su la baracca, dentro alla nuova multiservizi.
Del resto, non è che a Verona manchino le competenze in tema di energia: il più quotato scienziato al lavoro sulla tecnologia solare è un veronese under-30. Lavora in Arabia Saudita. Testa riceve ogni giorno curricula di scienziati e ricercatori: Agsm/MuVen potrebbe tornare ad essere quella realtà innovativa all’avanguardia delle municipalizzate come lo era negli Anni Sessanta e Settanta…