I fatti sono questi: il Comune di Verona ha partecipato ad un concorso nazionale lanciato dalla Presidenza del Consiglio per la selezione di “città pilota” con le quali elaborare e attuare un piano investimenti: se ne sono presentate sessanta e le prime 31 si sono spartite una torta di 20 milioni€, con un finanziamento medio dunque di circa 650mila€; la prima classificata – Brescia – porta a casa un milione € per un collegamento “meccanizzato” col castello della Leonessa. Verona di 60 città è arrivata ultima con punteggio zero. Non la miglior vetrina, i risultati di questo bando, che ha premiato attorno a noi oltre a Brescia, anche Vicenza, Padova e Rovigo (un progetto sulla “open city”…)
Delusione di Palazzo Barbieri, ma benzina sulla polemica. Michele Bertucco ed il Pd hanno lamentato immediatamente l’inadeguatezza delle proposta, simbolo – a loro dire – di una più generale inadeguatezza della Giunta. Tanto è bastato per una nuova tornata polemica, dato che sul ridisegno della città questa amministrazione si gioca il rinnovo fra diciotto mesi. «I tempi erano strettissimi e per partecipare era necessario presentare uno studio di prefattibilità già approvato dalla Giunta. Nonostante questo, proprio perché ogni strada va perseguita, l’ultimo giorno utile abbiamo deciso lo stesso di rispondere al bando nonostante sapessimo già che il progetto che abbiamo trovato all’ultimo non era in linea con le richieste del concorso. Era infatti una proposta che avevamo nel cassetto, ma che non aderiva al tema lanciato a livello nazionale. In questi giorni stiamo approvando il masterplan di Santa Caterina, sarebbe stato un progetto davvero interessante da presentare ma impossibile da anticipare di un mese, così come quello del Parco della cultura urbana» così l’assessore all’Urbanistica Ilaria Segala risponde alle critiche.
Verona non ha passato la selezione con l’idea del ‘parco lineare’, una pista ciclabile che collega la stazione di Porta Nuova con la Fiera. Un modo per incentivare la mobilità sostenibile e il verde, collegata anche al futuro Central Park, ma non rispondente a tutte le richieste del bando nazionale.
«Avremmo potuto non partecipare e nessuno avrebbe avuto da ridire – ha aggiunto Segala -, mentre, nonostante sapessimo già che le possibilità di essere selezionati erano minime, abbiamo voluto lo stesso provarci. E inviare una nostra proposta. Esserci, far vedere che a Verona l’urbanistica sta galoppando e guarda al futuro, alla sostenibilità e alla rigenerazione degli spazi abbandonati. Con un’attenzione particolare all’ambiente e alla mobilità sostenibile. Tutti i masterplan a cui stiamo lavorando adesso serviranno anche ad avere progetti sempre pronti nel cassetto, materiale disponibile nel caso in cui si aprano concorsi e bandi».
Magari, si dirà, col 60.mo posto di tutta questa visibilità acquisita Verona poteva farne volentieri anche a meno. L’idea comunque non è male, e può essere ripresa in effetti: molte città nel mondo stanno sviluppando parchi così, sfruttando ad esempio vecchie linee ferroviarie dismesse. Questo, per un giudizio del lettore, è il progetto che Giuseppe Conte non ha premiato: Il Parco Lineare Il progetto prevede una pista ciclo-pedonale immersa nel verde. Sei minuti a piedi tra la stazione di Porta Nuova e stradone Santa Lucia. Esattamente 475 metri in linea d’aria e 12 mila e 500 metri quadri di verde. Con 320 nuovi alberi. Di ispirazione internazionale, il nuovo collegamento verde affiancava anche il Central Park, portando i visitatori dai binari del treno direttamente in fiera. Il percorso pedonale e ciclabile, infatti, una volta giunto a stradone Santa Lucia passava anche dall’ex Manifattura Tabacchi. In tutta sicurezza, ma non solo. Perché gli spostamenti previsti diventavano anche piacevoli, in mezzo al verde, ed ecologici. Nel progetto, infatti, erano previsti anche dei parcheggi per le bici, aree di sosta, asfalto colorato, alberi ad alto fusto e arredo urbano, con panchine e cestini.