(articolo in aggiornamento) Dai controlli della Regione Veneto sulla diffusione dei virus nella nostra regione, in questo periodo – grazie all’Istituto zooprofilattico delle Venezie, sono stati individuati 37 virus in circolazione nel nostro territorio, otto di questi sono varianti della proteina spike del virus Covid, due sono specificamente venete. I virus individuati a Verona appartengono ad una variante nazionale con una elevata diffusibilità. (non sembra comportare variazioni cliniche, peggioramento del quadro sanitario e non efficacia del vaccino). Tre i campioni che hanno evidenziato la variante “inglese”: due a Treviso e uno a Vicenza, rientrati dalla Gran Bretagna con sintomi di affaticamento e febbre. C’è ancora un caso sub-iudice: tutti questi pazienti stanno bene, sono due under-40, due studenti e sono a casa in isolamento, con febbre. Tamponi effettuati sui parenti, tutti negativi tranne uno (a Vicenza) che presenta soltanto febbre. Tutti sono stati messi in quarantena e viene seguito il decorso attraverso il medico di base. Dai dati il contagio di oggi non è una mutazione di quello estivo.

I controlli sulla diffusione dei virus, e la loro variazione, sono iniziati già questa estate con un protocollo specifico dopo l’esplodere dei casi alla Caserma Serena di Treviso che già evidenziavano una variazione. Confermata la estrema capacità di diffusione nelle nuove varianti del virus. Tutti i campioni sono stati archiviati dal febbraio scorso e verranno ri-analizzati (esattamente 10 per Ulss per mese) per capire di più sulla pandemia con un budget dedicato (circa 260mila€ extra-budget ordinario). I dati verranno messi a disposizione della comunità scientifica nazionale ed internazionale.

Dalla Regione la conferma di voler proseguire nella scelta di trasparenza nei dati e nel loro accesso alla comunità scientifica («Una pandemia globale non può essere fermata da un solo ospedale o da una sola Regione»), e soltanto il Veneto e il Regno Unito hanno scelto questo approccio: questa seconda ondata si conferma molto invasiva e con una grande capacità di contagio. Necessità – ribadita – di comportamenti individuali: la frequenza dei contagiati nel personale sanitario a contatto coi malati Covid è più bassa della frequenza nella popolazione. E’ la conferma che comportamenti e misure basiche di protezione funzionano.

L’indice RT del Veneto, 1,1 è il più alto d’Italia. Spiegano i responsabili della Regione: «Tre casi non possono essere la spiegazione di una pandemia, la variante inglese è arrivata certamente negli ultimi giorni: dobbiamo approfondire le indagini, abbiamo nuove tecnologie per uno screening più approfondito e capire se, ad esempio, nella zona di Asolo l’impennata dei contagi è forse ascrivibile a questa variante. E’ una ipotesi di lavoro. Studieremo anche le varianti più tipiche del nostro territorio. Sono primi spunti di riflessione, ma avremo a breve delle risposte su cui basare nuove strategie». Altre aree “interessanti” per lo studio delle varianti del virus sono il Comelico, Valdagno-Arzignano e tutta la valle dell’Agno nel Vicentino, oltre al Veronese.

I dati aggiornati della pandemia: test molecolari a 3,219 milioni; test rapidi effettuati a 1,728 milioni. I positivi nelle ultime 24 ore sono 2.523, per un totale di contagiati pari a 88.842 veneti (238mila dall’inizio dell’epidemia). I ricoverati per Covid sono oggi 3.275 di cui 2.886 in area non critica (meno 22 unità) e 389 (più 5) in terapia intensiva. Crescono ancora i decessi, oramai prossimi a 6mila unità: più 33 nelle ultime 24 ore, per un totale di 5.986 persone. I dimessi superano la quota di 10mila unità, esattamente 10.286.