(di Paolo Danieli) «I veronesi sono più grandi della loro giunta comunale». Questa la risposta che Roberto Saviano ha dato alla revoca della cittadinanza decisa dal Consiglio comunale di Verona. Lasciando intendere che la città è altro dalla giunta che l’amministra. Ma proprio questa affermazione conferma che la revoca della cittadinanza onoraria è stata una scelta giusta. Perché, da quel che dice, si capisce che non conosce Verona e i Veronesi. E quindi non può essere parte, anche solo a titolo onorario, della loro comunità.
Non solo. Non può essere nemmeno, come viene venduto, campione di democrazia. Semplicemente perché ne rifiuta la logica. Se la maggioranza del Consiglio comunale ha deciso così, vuol dire che i veronesi non lo vogliono come concittadino. Neanche onorario. Rifiutare la decisione, volendo dare ad intendere che un conto sono i venti consiglieri che hanno votato la revoca e un altro i duecentosessantamila veronesi che essi rappresentano, significa non accettare il principio base della democrazia.
E siccome i veronesi sono democratici, a maggior ragione ha fatto bene la maggioranza di centrodestra guidata dal sindaco Sboarina a revocare la bizzarra concessione della cittadinanza decisa nel 2008. L’errore è stato quello. Non di togliergli la cittadinanza. In fin dei conti che cosa ne sa Saviano di Verona? Che cosa c’entra lui con Verona? Perché dovrebbe essere un nostro concittadino? Che cos’ha in comune con noi? Nulla. E poi è anche antipatico, saccente e pieno di sé. Che venga a Verona come chiunque altro. Sarà rispettato e accolto come tutti. Ma non è veronese “manco p’a capa“. Con noi non ha niente a che fare.