(di Stefano Tenedini) Produrre energia, distribuirla ai propri clienti con efficienza, operare con tariffe concorrenziali, scegliere quando possibile fonti alternative che non danneggino il pianeta… Cos’altro può fare un operatore energetico? Beh, può scegliere di improntare tutta la propria attività alla sostenibilità ambientale e sociale, all’etica e alla responsabilità nel fare impresa. Un sogno? Non sempre: a volte si trova chi fa coincidere parole e fatti. Ci sta provando dal 2009 ForGreen, una società veronese nata da un gruppo di professionisti che si occupavano di energie rinnovabili e progetti di sostenibilità già nel 1999. L’obiettivo dell’azienda era diffondere sul mercato italiano modelli energetici per imprese e persone che favorissero l’evoluzione da consumatore a prosumer. Parola mista, che definisce chi è destinatario di un servizio e non si limita a un ruolo passivo di consumatore, ma partecipa attivamente alle diverse fasi del processo produttivo.
“È davvero così. In questi anni ForGreen ha cambiato il proprio stile di fare impresa: era un operatore energetico al 100% rinnovabile, ora promuove modelli di comunità sostenibili”, conferma Vincenzo Scotti, nella foto, amministratore delegato di ForGreen SpA SB. Dove SB significa Società Benefit: l’evoluzione di un’azienda che integra nello statuto gli obiettivi di profitto e l’impegno ad avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera.
Non è la solita fuffa che suggerisce di mimetizzare in verde (il famigerato “greenwashing”) un’impresa per convincere i gonzi di voler salvare il pianeta un tanto al chilo. In questo – e per fortuna – in molti altri casi italiani oggi si tratta di rimanere una SpA sottoposta a tutti i controlli, ma di dedicare la propria energia a un cambiamento di passo, mirando però agli aspetti ambientali e sociali e all’approccio etico e responsabile nel fare impresa. ForGreen ha scelto quattro valori per parlare di sé: sostenibilità nel “fare”, creando impatti positivi sull’ambiente e sulle persone; l’etica nelle relazioni; le idee da condividere e i benefici che se ne ricavano; e l’innovazione, che spinge a fare sempre meglio.
Perché Forgreen ha scelto di trasformarsi in una società benefit e cosa comprende questa definizione lo spiega ancora Scotti. “Essere una SB non prevede solo la modifica statutaria, che tra l’altro non è una semplice certificazione: rimane a tutti gli effetti una SpA che ha il compito particolare di promuovere e divulgare progetti che abbiano un effetto positivo sia sulle persone che sull’ambiente”, chiarisce l’ad. “Bisogna essere trasparenti per realizzare modelli di business capaci di generare un beneficio diffuso, secondo la definizione classica di “bene comune”. E non è un percorso strettamente organizzativo, ma culturale”.
In questo modo l’azienda cambia approccio anche nelle relazioni cliente-fornitore, perché si stimola un modello di partecipazione che consente a tutti gli stakeholder di essere allo stesso tempo consapevoli e partecipi ma anche protagonisti di quelle reti energetiche che abitualmente li considerano solo dei clienti. Tutto questo può essere rendicontato e reso misurabile, valutando i benefici sotto gli aspetti sia funzionali che organizzativi, di processo e culturali. Nel suo statuto, ForGreen riconosce l’importanza di essere tra “gli ambasciatori dell’economia civile e gestori di comunità energetiche”, puntando su una nuova frontiera che mette al centro proprio la generazione e la diffusione del bene comune. Un’economia che non si alimenta solo di fatturati, ricavi e margini aziendali ma vuol sviluppare i benefici e diffonderli tra le persone e le imprese che partecipano al progetto.
“Secondo questa formula essere ambasciatori dell’economia civile ci spingerà già a partire dal 2021 a rafforzare il nostro ruolo di società benefit. A proposito invece dell’ideazione e della creazione e gestione di comunità energetiche, mi piace vedere questo progetto nella stessa luce che illumina il Recovery plan europeo: una visione per la Next generation, cioè qualcosa che stiamo facendo per il futuro”, aggiunge Scotti. “Lavoreremo per collocare al centro l’ambiente: in fondo ForGreen è impegnata da vent’anni su questo fronte, e ora c’è l’esigenza di spingere le persone a diventare prosumer, a impegnarsi in prima persona”.
C’è poi tutto l’aspetto delle comunità energetiche: si tratta di progetti che ospitano al loro interno persone e aziende che vogliono partecipare direttamente al tema dell’energia, con un ruolo più attivo. La comunità energetica di ForGreen, attiva dal 2011, guarda oggi con grande interesse alla sfida europea. Next generation UE, conferma l’ad, potrà innescare un circolo virtuoso, un modo nuovo di fare impresa ed economia sul territorio che premi sì i progetti, ma che tenga anche conto degli aspetti formativi, culturali e di sostenibilità.
Per concludere Vincenzo Scotti ha commentato la notizia fornita dall’Enea secondo cui il fotovoltaico sta tornando a crescere. “Fin da subito ForGreen ha creduto molto nel solare, e stiamo contenti di assistere da oltre un anno a una ripresa di interesse per questa fonte, anche in una logica di diversificazione. In Italia siamo ormai vicini alla grid parity”, ha detto riferendosi al punto teorico in cui l’energia elettrica prodotta da impianti alimentati a fonti rinnovabili ha lo stesso costo di quella prodotta da combustibili fossili o dal nucleare. “E se anche è venuto meno il forte traino degli incentivi, bisogna riconoscere che essi ci hanno consentito di raggiungere in Italia una potenza installata che oggi soddisfa in buona parte i nostri fabbisogni energetici”, conclude Scotti. “La considero una buona notizia, sia sotto forma di autoconsumo che per raggiungere l’equilibrio tra fonti di approvvigionamento”.