Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito, motu proprio, trentasei onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a cittadine e cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità e del diritto alla salute. Più della metà, 21 su 36, sono donne e la più giovane ha 18 anni. Tra loro anche due donne veronesi:

Anna Fiscale, 32 anni, Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per il suo appassionato contributo e lo spirito di iniziativa con cui ha lavorato sulle vulnerabilità e le differenze per trasformarle in valore aggiunto sociale ed economico”.

E Carolina Benetti, 89 anni, di San Giovanni Lupatoto, Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per la sua generosità e la totale dedizione all’integrazione e supporto di giovani con disabilità”

ANNA FISCALE – LA SCHEDA DEL QUIRINALE

Dopo diverse esperienze nella cooperazione internazionale, tornata a Verona poco più che ventenne, sviluppa un progetto che, grazie a un piccolo contributo di alcune fondazioni del territorio, la porterà alla creazione, nel 2013, della cooperativa sociale Quid Onlus che presiede. La cooperativa ha un doppio obiettivo: riciclare stoffe in eccesso, provenienti da rimanenze di grandi marchi; dare lavoro a donne svantaggiate e in generale persone con fragilità. Il principio base è trasformare “le vulnerabilità in valore aggiunto”. Grazie ai brand partner che forniscono le eccedenze, dai laboratori escono collezioni di alta qualità e a prezzi democratici. Impiega circa 100 lavoratori di molte nazionalità (per l’80% donne provenienti da categorie socialmente svantaggiate). Distribuisce le proprie collezioni in un centinaio di negozi multibrand, online e in alcuni negozi Quid. Ha spiegato Ludovico Mantoan, amministratore delegato e cofondatore di Quid: “La sfida della cooperativa è trasformare i limiti di persone nate in luoghi svantaggiati, o reduci da esperienze dolorose, nella nostra più importante risorsa aziendale. L’impresa sociale non è un’esibizione di carità, ma la conferma che anteporre la persona al profitto oggi può generare un valore nuovo. La diversità favorisce la creatività e in ogni prodotto si sente che c’è una storia importante da raccontare”. La cooperativa è presente, con laboratori sartoriali, anche nel carcere di Montorio con un programma per i detenuti nel loro reinserimento. Nel 2014 ha vinto il premio europeo “Innovazione sociale” e nel 2018 il “Best Wwworkers 2018” quale impresa italiana che meglio ha saputo declinare il made in Italy alle nuove tecnologie. La pandemia Covid19 ha inferto un duro colpo al Progetto Quid che a marzo 2020 ha dovuto chiudere i punti vendita. Collaborando con altre cooperative sparse su tutta la penisola ha riconvertito la produzione e prototipato modelli di mascherina protettiva riutilizzabile in tessuto anti-microbico e anti-goccia: Quid ha creato uno “starter pack” per la produzione dei primi campioni e un tutorial per le istruzioni di imballaggio; le altre cooperative hanno aderito al progetto e si sono attivate per iniziare la produzione e, in sinergia, rispondere alle richieste del mercato. È nata così Co-ver, mascherina protettiva riutilizzabile certificata da filiera interamente Made-in-Italy.

CAROLINA BENETTI – LA SCHEDA DEL QUIRINALE

Madre di due figli, il secondogenito nato con disabilità a causa di una sofferenza neonatale.

Nel 1983 il primogenito muore in un incidente stradale. Dopo tale tragedia Carolina e il marito Carlo – al quale è rimasta legata in matrimonio per 57 anni, fino alla morte di lui, nel 2014 – hanno anche la preoccupazione del futuro del secondogenito Stefano.

Nel 1984, il marito Carlo fonda, insieme ad altre famiglie con figli “speciali”, una associazione in cui anche Carolina sarà molto attiva. Venti anni dopo si impegnano in un nuovo percorso associativo come fondatori di “Amici del Tesoro” Onlus dedicandosi, anche in ragione dell’avanzare dell’età, al tema del “dopo di noi”. Nutrono il sogno di poter realizzare una casa famiglia che possa accogliere in un clima familiare il loro Stefano ed altri ragazzi.

Dopo la morte del marito nel 2014, Carolina porta avanti questa missione e due anni dopo, impegnando i risparmi di una vita, dona alla associazione una villetta a San Giovanni Lupatoto, la Casa di Carlo, per Stefano e altri giovani con disabilità. La Casa di Carlo vuole essere un luogo dove promuovere una cultura dell’integrazione e rappresentare un’occasione di incontro e conoscenza della diversità, un laboratorio in cui sviluppare potenzialità inespresse e progetti, un punto di socializzazione tra le persone disabili e la comunità.