(di Marco Danieli) Oggi protesta degli studenti delle superiori proprio quando sarebbero dovute riaprire le scuole in tutta Italia. Alle nove, qui il nostro video con le interviste, davanti al Liceo Montanari in Stradone Maffei, la Rete degli Studenti Medi di Verona, ha organizzato un flash mob per lanciare un appello alla Regione Veneto. Chiedono un piano concreto per la prossima riapertura delle scuole prevista per il 1 febbraio, come prescritto nell’ultima ordinanza di Zaia sulle restrizioni per combattere il Covid.
La proroga, a solo 3 giorni dal rientro in classe, ha suscitato critiche e lamentele da docenti e studenti in tutto il Veneto. Anche se non si può dimenticare che le decisioni della Regione non vengono prese a capocchia ma in base all’andamento dei contagi che alla prova dei fatti s’è rivelato imprevedibile.
Lorenzo Baronti, rappresentante d’istituto del Montanari della Rete degli Studenti Medi di Verona va dritto al punto: “Non possiamo accettare che si dia una comunicazione così importante a soli tre giorni dalla presunta riapertura delle scuole, facendosi trovare senza alcun piano per trasporti, spazi e tamponi. Bisogna tornare a fare scuola in presenza: la didattica a distanza è uno strumento di emergenza che però, nel lungo periodo, rischia di fare abbandonare gli studi a 34 mila adolescenti. Se non troviamo un modo di riaprire le scuole in sicurezza le conseguenze per la nostra generazione saranno purtroppo significative. Qui l’unico piano per l’istruzione pubblica sembra essere un piano di distruzione!”
Camilla Velotta, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi di Verona, ha concluso: “Guardando ai contagi sappiamo perfettamente come il Veneto non abbia avuto un’organizzazione virtuosa, ma la scarsa pianificazione e la noncuranza nei confronti dei giovani non può pesare ancora sulle spalle di migliaia di studenti e docenti. Non ci stiamo, non siamo marionette da spostare a piacimento.”
Ma a fine giornata le polemiche non sono mancate: agli studenti convittori dell’educandato agli Angeli questa mattina sembra sia stato negato l’accesso alle lezioni online senza una comunicazione formale alle famiglie. Si tratta di ragazzi – compresi alcuni minorenni – che risiedono nell’educandato e che, se informati, avrebbero potuto restare al loro domicilio, in famiglia, e seguire da lì le lezioni evitando il viaggio e, soprattutto, di dover passare una giornata per strada.