La stangata è arrivata ieri: il consiglio d’amministrazione di Cattolica deve dimettersi per favorire la composizione di un prossimo cda più qualificato. Questa la sintesi della dura relazione finale degli ispettori Ivass. L’Authority è entrata negli uffici della compagnia oltre un anno fa dopo lo scontro tra l’ex amministratore delegato, Alberto Minali, e il presidente Paolo Bedoni che ha visto il primo dover soccombere al secondo.

Secondo Il Sole 24 Ore, l’esito delle verifiche avviate dall’Autorità di vigilanza ha prodotto un lungo documento dove di fatto si chiedono azioni di rafforzamento generale della società: sul piano della corporate governance, sul fronte delle regole relative alla remunerazione e sul fronte del capitale con il proseguo dell’iniezione di liquidità già deliberata e la cessione entro il 2021 delle azioni proprie in portafoglio rinvenienti dal recesso esercitato dai soci che non hanno approvato la imminente trasformazione in spa. A occuparsi di tutto questo, ossia di mettere in pratica i dettami della vigilanza, dovrà essere l’attuale amministratore delegato Carlo Ferraresi.

Il capitolo più sensibile è evidentemente quello legato alla corporate governance. Di fatto l’Ivass ha chiesto a Cattolica di azzerare l’attuale consiglio di amministrazione. Al board viene dunque richiesto di dimettersi a favore di un cambio complessivo del cda che porti a un innalzamento complessivo del livello di efficacia e funzionalità dell’organo di governo. Si punta dunque all’innesto di professionalità di alto profilo, come peraltro già sollecitato in passato. Tra chi dovrà fare un passo indietro c’è ovviamente anche il presidente Paolo Bedoni. I membri del cda resteranno in carica fino all’assemblea di approvazione del bilancio 2020, il che significa che usciranno dall’orbita della compagnia a valle della trasformazione in spa. Saranno dunque le nuove regole a stabilire la caratura e la composizione del board che diversamente sarebbe dovuto restare alla guida fino all’approvazione dei conti 2021. Sono evidentemente esclusi da questa dinamica i consiglieri appena nominati dalle Generali.

Sul fronte della remunerazione, invece, complice anche la decisione recente di distribuire un premio straordinario a chi ha portato a termine l’operazione di partnership con Generali, con l’ingresso di quest’ultima nel capitale di Cattolica con una quota del 24,4%, e sulla scorta delle raccomandazioni dell’Esrb e dell’Eiopa, si auspica la necessaria prudenza. In particolare, Ivass sollecita l’individuazione di limiti alla remunerazione variabile e dunque una revisione delle politiche retributive.

Da ultimo l’Autorità chiede che entro il 2021 vengano venduti i 20 milioni di titoli rinvenienti dall’esercizio del diritto di recesso ora nel portafoglio di Cattolica. Si tratta di circa 20 milioni di azioni per le quali la compagnia ha pagato 5,47 euro l’una. In tutto circa 111 milioni che tuttavia oggi in Borsa valgono poco più di 90 milioni.

Nel frattempo dall’azionariato di Cattolica esce Jacopo Meneguzzo che ha ceduto anche il restante 1,095% che possedeva nel capitale della compagnia assicurativa, praticamente azzerando la sua quota (ora ha in mano lo 0,001%). E’ quanto si apprende dalle comunicazioni Consob. L’operazione risale allo scorso 30 dicembre.