(di Bulldog) Cosa conviene di più ad un risparmiatore veronese? Mantenere quel che resta della “veronesità” della Cattolica Assicurazioni e del Banco BPM oppure tifare per una OPA che premi i piccoli soci/azionisti di Lungadige Cangrande e per la costruzione del terzo polo bancario italiano fondendo il Banco con l’emiliana-BPER? Dove guadagnerebbe di più?
Perché il tema non è più sulla governance (tanto, quando mai hanno avuto chance di rappresentanza gli azionisti esterni al kombinat clericale scaligero?) quanto sulla redditività dell’investimento. Che, parlando di soldi, è l’unico termine di paragone corretto. L’analisi fatta da una società indipendente come Consultique è chiara nella sua brutalità: 10mila € investiti nel 2008 nel Banco oggi sono diventati all’incirca 300; 10mila€ investiti sempre nel 2008 nella Cattolica oggi sono diventati 3.700. Le perdite vanno dal 97 al 63% ed il conteggio tiene conto dei dividendi, degli aumenti di capitale, di tutto quanto può essere ritornato nelle tasche dei cassettisti. Ci aggiungiamo poi derivati, baciate, diamanti e quanto altro è stato rifilato allo sportello delle nostre banche e il quadro che emerge è desolante: quale “veronesità” è stata difesa da chi ha guidato la Banca Popolare e la Cattolica Assicurazioni in questi anni? Quale valore, quale idea di comunità, è stata difesa in questi anni? Perché sì, l’investimento azionario è per sua natura ad alto rischio, ma qui si è bruciata una fetta importante del risparmio dei veronesi. E nessuno ha mai chiesto scusa o ha cercato di spiegare come mai i risultati sono stati sempre così “modesti”.
L’Ivass – che è l’autorità di controllo del comparto delle assicurazioni – chiede ora un management più qualificato in Lungadige Cangrande. C’è da chiedersi perché non l’abbia fatto prima. Forse qualche risparmiatore si sarebbe salvato. Quindi, magari arrivasse l’Opa delle Generali su Cattolica perché almeno così i piccoli azionisti guadagnerebbero 1€ in più ad azione rispetto ai valori correnti di mercato. Ben venga BPER con la sua pragmatica concretezza emiliana, lontana anni luce dalle lucciole milanesi: una banca che ha saputo costruirsi il proprio futuro attraverso una attenta politica di acquisizioni accompagnata però da una gestione molto parsimoniosa.
Peccato che Generali l’Opa non la voglia proprio fare accontentandosi di governare Verona da remoto dato che l’Ivass imporrà un management molto in linea con l’azionista di riferimento della compagnia. Per chi ha ancora in portafoglio Cattolica è l’ennesima doccia fredda.
Piccoli azionisti a parte, per un buon numero di veronesi le due operazioni significheranno perdere o cambiare il posto di lavoro: andarsene in pensione anticipata, precipitare nel limbo professionale o cercarsi velocemente un’altra realtà per non finire nel dimenticatoio, nel corridoio delle carriere sfumate, nell’ex Popolare e nell’ex Cattolica. Anche questo è, in fondo, un altro tradimento: l’accordo era lavoro sicuro in cambio di adesione alla pace sociale e ad alcuni valori. Certo, non vedremo rivoluzionari in strada per questo, ma non vorrei proprio essere nei panni di quanti a quel patto hanno creduto e si sono comportati di conseguenza…