Cattolica fa un primo, timido, passo verso il cambio di governance imposto da Ivass: Paolo Bedoni lascia la guida del Comitato Nomine assieme al suo vice, e il Cda – riunitosi oggi – ha indicato quale presidente Eugenio Vanda, nella foto, consigliere della capogruppo, un passato in Duomo Assicurazione, founder e shareholder di Ventura Investimenti S.r.l., Direttore Generale di Phoenix Capital Iniziative di Sviluppo e Ad di Domus Assicurazioni S.r.l. Il Comitato Nomine è una vittoria piccola piccola, dato che le nomine più importanti sono state già fatte e sembrano inossidabili all’interno di Lungadige Cangrande. Di fatto, Bedoni resta ancora un player in partita.

Eugenio Vanda sito

Questo passo però non rallenta le critiche dei piccoli azionisti: una massa di 31mila detentori di quasi il 50% del flottante di Lungadige Cangrande: «Sono anni che evidenziamo problemi che si trascinano nel tempo – sottolinea ad esempio Paola Boscaini, ex dirigente Cattolica, intervistata oggi da Daily e oggi guida del Patto di sindacato Le Api – : dobbiamo chiederci come e chi ha gestito in questi anni i 18mila soci ed i 31 mila azionisti che affollavano le assemblee. Ed è evidente: quando il management è pagato troppo significa che deve nascondere troppo. Da Camadini a Bedoni il costo dei dirigenti è quadruplicato».

Il Patto di Sindacato chiama a raccolta i piccoli azionisti : «Verona deve capire che se continua a restare parcellizzata rischiamo di fare il gioco degli altri. Se vogliamo salvare il salvabile dobbiamo cercare di essere uniti e di rappresentare davvero i piccoli azionisti, gente che ha investito cifre importanti per avere una posizione finanziaria garantita» continua Boscaini.

L’Ivass ha dato spazio alle Generali sino al 49.9% di Cattolica con una decisione che contrasta con quella successiva della Consob. Certamente, le ultime decisioni tolgono spazio di manovra ai soci veronesi. Due indizi non fanno una prova, ma danno una risposta al “cui prodest?” che agita i pensieri di tanti investitori…

Occhi puntati sulle prossime mosse dell’azionista di riferimento di Cattolica, le Assicurazioni Generali: da un lato l’Ivass ha decapitato l’istituto dove nessuno può cercare di imporsi o rallentare il Leone triestino; dall’altro, questa mossa impone a Trieste una ulteriore responsabilità: piazzare velocemente i propri uomini nel prossimo Cda scaligero, eliminando tutta la componente cittadina (divisa sin dallo scontro Minali-Bedoni e che non si è più ritrovata) con la necessità però di negoziare un accordo con Banco BPM per chiudere al meglio la joint venture di bancassurance VeraVita (così da evitare minusvalenze da penali) e di trovare una quadra anche al prossimo aumento di capitale da 200 milioni richiesto in tempi rapidi proprio da Ivass cui va aggiunto il collocamento delle azioni derivante dal recesso dei vecchi soci (l’11,6% del capitale attuale). Tutto questo senza far scattare l’obbligo di Opa (l’Ivass ha dato spazio sino al 49.9% con una propria decisione che contrasta però quella successiva della Consob). L’Ivass ha già preso posizione per Trieste. Certamente, le ultime decisioni tolgono spazio di manovra ai soci veronesi. Due indizi non fanno una prova, ma danno una risposta al “cui prodest?” che agita i pensieri di tanti investitori…

Questo, il comunicato stampa emesso dalla Compagna nella tarda serata di oggi:

La Società Cattolica di Assicurazione comunica che, in data odierna, il Consiglio di Amministrazione, riunitosi sotto la presidenza di Paolo Bedoni, ha esaminato i rilievi segnalati da IVASS nel rapporto ispettivo e nella relazione di Vigilanza, consegnati alla Società lo scorso 8 gennaio, e ha dato avvio ai lavori di redazione del piano di rimedi richiesto dall’Autorità, che sarà predisposto sotto la responsabilità dell’Amministratore Delegato, Carlo Ferraresi.

Il Consiglio di Amministrazione ha, altresì, preso atto della volontà di mettere a disposizione la partecipazione di componente del Comitato Nomine, pur essendo questa prevista statutariamente, comunicata dal Presidente, Paolo Bedoni, e dal Vice Presidente Vicario dello stesso Comitato, Aldo Poli. E ciò nell’ottica di avviare la transizione verso il nuovo regime di Spa, come indicato dall’autorità di Vigilanza, e tenuto anche conto della funzione istruttoria essenziale a tali fini svolta dal Comitato.

Il Consiglio, valutata la situazione di fatto conseguente a tali rinunce, nel quadro delle previsioni statutarie anche di prossima vigenza, quali approvate dai Soci e autorizzate dalle Autorità, ha confermato la composizione ridotta del Comitato comunque compatibile con la prosecuzione della sua operatività e ha individuato tra i componenti rimasti Eugenio Vanda, indipendente, quale Presidente, per assicurare la normale e trasparente funzionalità dell’organo e la necessaria continuità.

Il Consiglio ha, infine, preso atto delle dimissioni rese dall’Avv. Luigi Castelletti in data 14 gennaio 2021.