E’ durissima la condanna che oggi Verona Fedele – il diffuso settimanale diocesano – fa della gestione degli ultimi anni di Cattolica Assicurazioni per firma del suo Direttore, don Renzo Beghini. In un lungo editoriale, Beghini ricorda le tappe recenti di un crollo di credibilità iniziato da diverso tempo e proseguito nel silenzio di buona parte della città (dove comunque risiede una larga parte dei 18mila soci e dei 30mila azionisti della compagnia di lungadige Cangrande) evidentemente interessata più alle possibilità di stringere relazioni professionali e d’affari con la società che non ad altre considerazioni. Beghini punta il dito sulla cancellazione di ogni riferimento “cattolico”; sulle forzature messe in atto per favorire la trasformazione in Spa annullando la matrice cooperativistica; sul silenzio di una certa stampa della città sulle iniziative dei piccoli soci («…descritti dalla vulgata cittadina come degli scappati di casa…») per far sentire la loro voce.
Certo – rimarca il direttore di Verona Fedele – in tutta questa vicenda abbiamo registrato giudizi e scelte ambigue, opportuniste e ipocrite. Anche di cattolici veronesi. Ma una buona parte di vescovi, preti, laici, associazioni e famiglie in giro per tutta Italia si è assicurata con Cattolica in virtù proprio di quel nome. Non perché voleva iscriversi ad un club esclusivo. Non si tratta di un affare andato male, ma è una questione morale. Dove sono i cattolici su questi temi? Tutta la vicenda Cattolica chiede ai cattolici un sussulto d’orgoglio…è un appello a riprendersi un’identità smarrita. Ci sono fedeltà che non tradiscono, sottolinea don Renzo.
Parole che pesano come un macigno anche per una compagnia laica per definizione come le Assicurazioni Generali – azionista oggi di riferimento in Lungadige Cangrande – che debbono gestire ora rapporti complicati con la base societaria e coi clienti e che oggi avranno un’eco nel nuovo CDA chiamato a rispondere ai rilievi dell’Ivass, l’autorità di controllo del mercato assicurativo.